Non siete qui per caso

«Nessuno è cristiano per caso, tutti siamo stati chiamati col nostro nome», ha detto Francesco: «Al principio della trama della vita, prima dei talenti che abbiamo, delle ombre e delle ferite che portiamo dentro, siamo chiamati», ha spiegato il Papa: «Chiamati perché amati. Agli occhi di Dio siamo figli preziosi, che egli ogni giorno chiama per abbracciare e incoraggiare; per fare di ciascuno di noi un capolavoro unico e originale, la cui bellezza riusciamo solo a intravedere».

«In questa Giornata mondiale della gioventù – ha detto ancora il Pontefice – aiutiamoci a riconoscere questa realtà essenziale, siano questi giorni echi vibranti della chiamata d’amore di Dio, perché siamo preziosi ai suoi occhi, nonostante quello che a volte vedono i nostri occhi, annebbiati dalle negatività e abbagliati da tante distrazioni. Siano giorni in cui il tuo nome, attraverso fratelli e sorelle di tante lingue e nazioni che lo pronunciano con amicizia, risuoni come una notizia unica nella storia, perché unico è il palpito di Dio per te. Siano giorni in cui fissare nel cuore che siamo amati così come siamo. Questo è il punto di partenza della Gmg, ma soprattutto della vita».

Quanti lupi si nascondono nelle illusioni del virtuale

«Quanti lupi si nascondono dietro sorrisi di falsa bontà, dicendo di conoscere chi sei ma non volendoti bene, insinuando di credere in te e promettendoti che diventerai qualcuno, per poi lasciarti solo quando non interessi più. Sono le illusioni del virtuale e dobbiamo stare attenti a non lasciarci ingannare, perché tante realtà che ci attirano e promettono felicità si mostrano poi per quello che sono: cose vane, bolle di sapone, cose superflue, cose che non servono e che lasciano il vuoto dentro». Non usa mezze misure, il Papa, con il popolo giovane che si è dato appuntamento a Lisbona.

«Se Dio ti chiama per nome significa che per Lui non sei un numero, ma un volto», spiega Francesco dal Parque Eduardo VVII rivolgendosi idealmente ad ogni singolo giovane: «Vorrei farti notare una cosa: tanti, oggi, sanno il tuo nome, ma non ti chiamano per nome. Il tuo nome infatti è noto, appare sui social, viene elaborato da algoritmi che gli associano gusti e preferenze. Tutto questo però non interpella la tua unicità, ma la tua utilità per le indagini di mercato». «Gesù no: lui ha fiducia in te, per lui tu conti», garantisce il Papa: «E allora noi, sua Chiesa, siamo la comunità dei chiamati: non dei migliori – no, assolutamente no – ma dei chiamati, così come siamo, con i problemi che abbiamo, con i limiti che abbiano, con la nostra gioia che trabocca, con la nostra voglia di essere migliori. Siamo la comunità dei fratelli e delle sorelle di Gesù, figli e figlie dello stesso Padre».

Nella Chiesa c’è posto per tutti, anche per chi sbaglia

«Nella Chiesa c’è posto per tutti». È l’appello del Papa ai giovani, che per natura sono «allergici alle falsità e alle parole vuote». «La Chiesa è, e dev’essere sempre di più, quella casa dove risuona l’eco della chiamata per nome che Dio rivolge ad ognuno», spiega Francesco. E ancora: «Il Signore non punta il dito, ma allarga le braccia: ce lo mostra Gesù in croce. Lui non chiude la porta, ma invita a entrare; non tiene a distanza, ma accoglie. In questi giorni inoltriamo il suo messaggio d’amore: “Dio ti ama, Dio ti chiama”».

Fare domande è meglio che dare risposte. Dio ci ama così come siamo

«Fare domande è giusto, anzi spesso è meglio che dare risposte, perché chi domanda resta inquieto e l’inquietudine è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima». Ne è convinto il Papa, che dal Parque Enrique VII ha accorciato il suo discorso concludendolo con parole a braccio. «Dio ci ama così come siamo, con i difetti che abbiamo, con i limiti che abbiamo e con le voglie che abbiamo nella vita», ha annunciato Francesco: «Dio è padre, è un padre che ci vuole bene. E abbiamo anche una Madre che ci aiuta». «Non abbiate paura, abbiate coraggio, andate avanti, sapendo che siamo coinvolti tutti in questo amore di Dio», ha concluso ancora a braccio, ricordando che «Dio, quando chiama, ci sorprende, è il Dio delle sorprese».