L’arte incontra la Pasqua: la Resurrezione

L’ARTISTA

Eugene Burnand

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Eugène Burnand (Moudon, 30 agosto 1850 – Parigi, 4 febbraio 1921) è stato un pittore svizzero.  Burnand nacque a Moudon, piccolo comune del Canton Vaud in Svizzera, da una famiglia protestante. Nel 1860 fu a Firenze dove conobbe le opere dei grandi pittori italiani. Studiò architettura a Zurigo e poi pittura a Ginevra con Barthélémy Menn e quindi, dal 1872, alla École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi dove abbe modo di conoscere gli artisti del movimento naturalista francese. Lavorò anche nell’atelier di Jean-Léon Gérôme. Fu fortemente influenzato dal realismo di artisti come Jean-François Millet e Gustave Courbet.

Inclinò prima verso la pittura di paesaggio, traendo ispirazione dalla sua terra natale,  ma giovandosi dell’esperienza dell’impressionismo nella resa dei valori di luce e atmosfera. Si volse poi alla pittura sacra e all’illustrazione (scene e parabole del Nuovo Testamento, i Fioretti di s. Francesco, Mireille di Mistral, i Contes choisis di Daudet).

 L’opera più conosciuta di Burnard è Les disciples Pierre et Jean courant au sépulcre le matin de la Résurrection (I discepoli Pietro e Giovanni accorrono al sepolcro la mattina della Resurrezione) realizzato nel 1898 e conservato al Museo d’Orsay di Parigi.

Tra il 1907 e il 1912 alcune sue illustrazioni furono utilizzate per la seconda serie delle banconote della Banca Nazionale Svizzera.

L’OPERA

IL MATTINO DELLA RESURREZIONE
1898 ca
Parigi, Musée d’Orsay

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Olio su tela “Pietro e Giovanni corrono al sepolcro all’alba” dipinto nel 1898 e conservato al Museo d’Orsay di Parigi.

Il brano di vangelo a cui questo dipinto rimanda è Giovanni 20 che narra la corsa dei discepoli Pietro e Giovanni al sepolcro la mattina di Pasqua. Questo è pure il titolo del dipinto.  “Tutti e due  correvano insieme ma l’altro discepolo (quello ch eGesù amava: Giovanni) , più svelto di Pietro, lo precedette e arrivò primo al sepolcro” (Giov. 20,4)

Burnand pittore svizzero, fortemente influenzato dal realismo concretizza in questa opera l’ansia e la speranza di Giovanni e Pietro alla notizia che Cristo è risorto. Le morbide luci dell’alba, il volto rugoso di Pietro, l’avanzare in primo piano di Giovanni l’espressione incredula e colma di fede dei due personaggi trasmettono un pathos che investe totalmente chi osserva il quadro.

Pietro e Giovanni corrono al Sepolcro vuoto - E. Burnand 1850 - 1921

Due uomini vestiti all’antica che stanno correndo nella luce verso un’alba dorata, mentre lo sfondo evidenzia colline e terre coltivate. Corrono come nella direzione contraria al normale andamento del sole: da destra verso sinistra. Questo fa pensare ad un ritorno, ad un ripensamento creato da qualcosa o da Qualcuno che hanno incontrato. Stanno tornando indietro per iniziare tutto da capo, dal principio.

Giovanni, nel raccontare la scoperta della tomba vuota il mattino della resurrezione, ci presenta tutti i personaggi di corsa: Maria di Magdala che corre dai discepoli dopo aver trovato la pietra del sepolcro di Gesù rotolata via; Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro per vedere, e Giovanni che corre più velocemente fino a distaccare Pietro. E’ una corsa carica di ansia e di preoccupazione. I personaggi sono disorientati da quel che sperimentano e vorrebbero capire in fretta quel che sta succedendo. Qualcosa di nuovo e di inaspettato sta accadendo e quindi non riescono starsene a casa a far finta di nulla.

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Giovanni è il più giovane dei due; un viso pulito, giovanile, senza barba, uno sguardo penetrante, puntato in avanti alla ricerca di qualcosa, arso dal desiderio di trovarla.  Le labbra semichiuse, le mani giunte, il vestito bianco con cappuccio simile al camice dei celebranti ci dicono l’intensità della preghiera di Giovanni, ossia il suo rapporto personale con Cristo. Le sue labbra sembrano trattenere delle parole. A differenza di Pietro, incapace di contenere i suoi slanci generosi, Giovanni si esprime attraverso il silenzio della fedeltà e dell’amicizia affettuosa.

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Pietro è leggermente più indietro di Giovanni. Il motivo dovrebbe essere chiaro; la fronte è corrugata, le sopracciglia inarcate, barba irsuta segno di età matura, i capelli scarmigliati dal vento. Si sta interrogando, ma i suoi occhi non guardano in un punto preciso; in lui è rimasto un vuoto da colmare. Aveva per Gesù un attaccamento appassionato, irruento e intenso, tendente ad esprimersi in modo possessivo e violento. Ora sta vivendo in sé il dramma dell’umiliazione del rinnegamento, l’amarezza del peccato e il senso della propria meschinità. Il suo volto rivela inquietudine, angoscia, incredulità, sorpresa inaspettata.

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Le sue mani sono eloquenti: quelle di Giovanni sono giunte mentre Pietro con la mano destra tiene il mantello e con l’indice sinistro indica la terra, i passi che sta compiendo di corsa. Ma verso dove?

I discepoli sono illuminati dal sole che sta sorgendo. Alle spalle di Pietro, visibili a fatica e in lontananza il pittore ha delineato tre travi, a ricordo del venerdì santo. Ma questa è l’alba di un giorno diverso. Solo un fatto nuovo poteva contrapporsi a quello sconvolgente verificatosi sul Calvario: l’incontro con Gesù vivo. L’annuncio pasquale della Risurrezione è affidato alle mani di Pietro, fragili eppure robuste, che desiderano incontrare quelle degli altri, trasmettere la fede, costruire le comunità del Risorto. Ma è anche affidata a questi volti illuminati di gioioso stupore, a questi visi di discepoli che corrono nel mattino di Pasqua.

Parrocchia di San Pio X in Cinisello Balsamo – MI
Omelia di don Danilo Dorini del 7 aprile 2007
Solennità di Pasqua

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Scarica l’omelia in formato PDF

Burnand il mattino della resurrezione

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