L’annunciazione segno di vocazione: Dio ci parla

Origine della Solennità dell’Annunciazione

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L’Annunciazione del Signore è una delle principali feste mariane che la Chiesa ha inserito nel calendario Liturgico. L’episodio è descritto nel Vangelo di Luca (1, 26-38) : l’arcangelo Gabriele annuncia a Maria, vergine, sposa di Giuseppe, il concepimento del Figlio dell’Altissimo.

Il saluto e l’annuncio dell’arcangelo “ave gratia plena Dominus tecum benedicta tu in mulieribus”(28) hanno dato origine alla preghiera dell’Ave Maria.

 Celebrare la festa dell’Annunciazione del Signore in un tempo liturgico in cui la Chiesa tende verso la Pasqua, può apparire una stranezza. Va tuttavia notato che il mistero dell’Incarnazione del Verbo eterno di Dio è finalizzato al mistero pasquale, il mistero (progetto) di Cristo.

La data esatta in cui avvenne l’Annunciazione è ignota, come pure quella della nascita di Gesù. La sua ricorrenza è convenzionalmente fissata al 25 marzo, nove mesi esatti prima del Natale, in quanto la dottrina cristiana fa coincidere l’Annunciazione con il momento del concepimento miracoloso di Gesù. Come curiosità, il 25 Marzo era una data simbolica e prestigiosa per l’inizio della nuova era cristiana (inizio anno), così tante altre feste erano datate in questo giorno; oggi resta solo questa.

Siamo stati tutti annunciati

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Cosa c’entriamo noi con l’Annunciazione? Può sembrare un accostamento azzardato, ma se accanto al termine annunciazione accostiamo quello di vocazione forse qualche lume ci si accende.

Ognuno di noi ha una vocazione, ha i propri talenti, ha compiti e ruoli da assolvere nella società, nel mondo, in famiglia. Queste responsabilità a cui siamo chiamati presuppongono un cammino di comprensione, Dio ha un disegno per l’umanità e per ciascuno di noi. E’ importante porci in ascolto.

Il racconto dell’Annunciazione è un racconto di vocazione e pertanto è un racconto che ci riguarda, perché tutti siamo segnati da una vocazione, da una chiamata. Anche a noi, in modi diversi, Dio ha mandato un Angelo per consegnarci un messaggio e la nostra vita non è altro che la risposta alla chiamata del Signore.

Mettiamoci alla scuola di Maria per imparare il “si”, per imparare l’“Eccomi!”.

In ogni vita, nonostante tutto, c’è una annunciazione per qualcosa di totalmente nuovo a cui siamo invitati.
In Apocalisse 3 è scritto: «Ecco, io sto alla porta e busso». È impressionante: Dio bussa alla porta. Tante porte non si sono aperte. È il rischio della libertà. E Dio corre questo rischio. Il rischio di trovare porte aperte e porte chiuse. E le porte chiuse sicuramente sono porte che impediscono il fiume della gioia, il fiume della salvezza che attraversa il mondo.

La porta di Maria è stata una porta aperta.

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È normale che, di fronte ad un intervento di Dio, sentiamo il timore che Egli venga a cambiare i nostri progetti personali e, in un certo senso, a complicarci un poco l’esistenza. È questo il momento in cui si deve avere l’audacia e l’umiltà di cambiare i propri progetti ed imparare a lasciarsi condurre dallo Spirito. Il dialogo di Maria con l’Angelo Gabriele lascia intravedere in effetti che essa di fatto ha già dei piani per sposarsi con Giuseppe e organizzare la vita nel matrimonio con lui, come farebbe qualsiasi donna ebrea.

Maria non nasconde dunque la sua sorpresa e la sua incomprensione. Questo dà luogo alla spiegazione dell’Angelo circa la sua missione: diventare la madre del Figlio di Dio, dare “carne” alla Parola affinché possa farsi uomo e porre la sua tenda fra di noi (cf Gv 1,14).
La vocazione implica sempre una missione. Anzi, se Dio chiama è perché sta pensando di salvare il suo popolo e, pertanto, sta cercando mediatori della sua salvezza.

Tanto la vocazione, il semplice fatto di essere stata chiamata e che Dio abbia pensato a lei, così come la missione affidatale, e a cui non si sente preparata, spingono Maria a esporre la sua obiezione: «Come avverrà questo, dal momento che io non conosco uomo?». Questa obiezione mette in chiaro che colui che si sente chiamato da Dio non si sente mai all’altezza delle esigenze divine.

L’annunciazione a Maria ci presenta gli atteggiamenti da coltivare per saper ascoltare Dio e rispondere a Lui, che non cessa di parlarci e chiamarci. Essi si potrebbero riassumere in tre grandi atteggiamenti.

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La ricerca del piano di Dio per la propria vita,

Sapendo che Dio ha un piano per ciascuno di noi e che ce lo va rivelando nella misura in cui noi ci chiediamo cosa vuole da noi a favore degli altri. L’annunciazione di Dio per noi giungerà attraverso gli avvenimenti, le persone e la Sacra Scrittura. Di qui la necessità di convertirci in ascoltatori attenti della Parola e in lettori credenti della storia. In questo senso mi sembra molto eloquente vedere Maria rappresentata in molti quadri dell’annunciazione con la Sacra Scrittura in mano, mentre la medita, quasi come se volesse accoglierla nel suo cuore.

L’accettazione della volontà di Dio come progetto di vita,

Riconoscendo che il progetto di Dio sarà sempre migliore del nostro. Aprirsi a Dio significa ammettere la propria situazione di creatura, limitata, propensa a fabbricarsi idoli e dèi a propria misura. Ammettere Dio nella propria vita implica riconoscere la sua signoria, non dipendere da nessun altro, non avere altre priorità nella nostra vita, identificarci con la sua volontà in modo tale da farla veramente nostra. Non si può essere vero credente e pretendere di disporre di Dio, volere che sia piuttosto Lui a fare la nostra volontà e compiere i nostri desideri. Maria, quindi, ci insegna in secondo luogo a credere a Dio, fidarci di Lui, fargli spazio nella nostra esistenza come Colui che è amato perché ci ha amato per primo, perché ha pensato a noi. «Ecco la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto».

Accogliere Dio incondizionatamente

La fede in Dio non è la conseguenza dell’aver compreso ciò che vuole Dio da noi, ma al contrario: è accettare Dio nella propria vita in modo incondizionato. Ed è proprio questo fidarci di Dio che ci permette di scoprire a poco a poco, lungo tutta la nostra vita, quel che ci succede come espressione della volontà di Dio. Si direbbe che solo alla luce splendente della Risurrezione, Maria poté cogliere pienamente il mistero di suo Figlio, ma nel frattempo aveva già dato il suo “sì” al progetto del Padre e si era lasciata condurre dallo Spirito. Prima di accoglierla nel suo seno, Maria accolse la Parola nel suo cuore e nella sua mente e così fu fatta madre di Dio.

Il nostro mondo, assai travagliato, specie quello dei giovani, ha bisogno di persone che accolgano il progetto di Dio e collaborino nella sua realizzazione per rendere palese la sua Salvezza.

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