La nuova legge sul “divorzio breve” – Alcune considerazioni

Royalty-Free Stock Photography by Rubberball

Non sempre una legge approvata dal Parlamento è una buona legge, anche se viene approvata a stragrande maggioranza. Essa va rispettata, va applicata, ma ogni cittadino ha il diritto, anzi, il dovere, di conoscerla, di comprenderla, di commentarla, ed eventualmente, se non la condivide, almeno di esprimere la propria opinione contraria, se non di mobilitarsi per cambiarla. E deve poterlo fare in piena libertà.  A maggior ragione quando invece pare che tutti festeggino.

Ci si sente un po’ così, in effetti, se si prova a mettere in discussione la recente approvazione del cosiddetto “divorzio breve”, osannato da tanti, nelle aule parlamentari, sui giornali, sui vari media, come una decisiva conquista di civiltà. Ma davvero non si riesce a condividere questa soddisfazione. Più che una conquista, è piuttosto la conferma di un clima culturale individualistico sempre più forte e diffuso, che investe le relazioni familiari per renderle sempre meno rilevanti agli occhi della società. Davanti a una diminuzione così drastica dei tempi di attesa prima dell’addio definitivo, e senza aver previsto tempi e modalità di accompagnamento nei confronti dei coniugi in difficoltà, emerge piuttosto una vera e propria sconfitta e resa dello Stato nei confronti della famiglia. È come se il legislatore dicesse: “fare famiglia è un affare privato, quindi nel bene e nel male, cari cittadini, dovete arrangiarvi. Non aspettatevi niente dall’intervento pubblico. Sono solo affari vostri”.

1401377610153_divorzio_breve_si_della_camera_ddl_passa_al_senato_videostill_1

Così anche l’Italia, avrà il suo divorzio “breve”, pressoché “all’americana”. Il che significa che non saranno più necessari tre anni per dividersi e per dirsi addio, come previsto dalla riforma della legge Fortuna-Baslini, ma soltanto sei mesi, se la separazione è consensuale; al massimo un anno se si decide di ricorrere al giudice. Anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un tweet sigla l’evento con queste parole: “Un altro impegno mantenuto. Avanti, “è la volta buona”, quasi una tappa di progresso civile.

Sarà proprio un bene sociale tutto ciò? Saranno tutelati i diritti dei figli con queste “celerità” e agevolazioni? A parole, tutti i politici affermano di voler difendere la famiglia ma purtroppo si legifera in senso esattamente contrario come dimostra questa riforma e qualche deputato fa notare il pericolo che i tempi brevi possano intaccare la stabilità della famiglia.

La rimeditazione e la riflessione che erano prima previste, consentivano di rivedere alcune posizioni e sono stati molti i casi in cui sono stati recuperati con successo alcuni matrimoni dichiarati “falliti”. Nel mondo associativo e giuridico numerosi sono i commenti contrari alla nuova normativa, ma tutto passa sotto silenzio, perché prevale la voce della massa e del facile comodo, restando incapaci a guardare oltre il proprio soggettivo interesse a scapito degli interessi dei minori e della famiglia, “valore che genera ‘bene comune’.

1426680149-divorzio-breve

Tutto questo mentre, sull’altro fronte, gli interventi in favore delle famiglie sono sempre più esigui. La famiglia è sempre più bistrattata e picconata alla radice dai continui interventi di chi vorrebbe equiparare ogni tipo di convivenza al matrimonio, comprese le unioni gay, con la pretesa di inseguire un’Europa che ormai da anni ha scelto di bandire le proprie tradizioni cristiane dalla costituzione dell’Unione. Adesso un’altra picconata arriva appunto dall’entrata in vigore della legge sul divorzio breve.

Don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia si è espresso con queste parole: “Vorremmo che lo stesso impegno messo nell’approvare il ‘divorzio breve’ le Istituzioni lo rivolgessero anche a chi vuole fare famiglia: purtroppo, però, così non è”. Gentili ha osservato che “nazioni molto più laiche” dell’Italia hanno “sostegni alla vita di coppia” mentre nel nostro Paese “la solitudine dei legami e la difficoltà a tenere unita la famiglia è un grido che non trova ascolto, date le scarsissime politiche per la famiglia e una società che stritola chi vuole vivere il ‘per sempre’ “. Il direttore dell’Ufficio Cei ha posto l’accento anche sulla sostanziale indifferenza verso “il grido dei bambini che vivono sulla propria pelle le divisioni familiari” e sul fatto che “sei mesi sono pochi per acquietare i rancori e dare i dovuti supporti, per trasformare la separazione in una nuova opportunità d’incontro aprendosi al perdono”.

A questo proposito, Don Paolo Gentili ha ricordato che nonostante ci sia un certo numero di separazioni e conseguenti divorzi “vi sono anche esempi di coppie lacerate negli affetti che dopo anni hanno ritrovato una loro unità”. Forte della valenza di questa osservazione, Gentili manifesta preoccupazione perché la normativa ora vigente renderà ancor più difficile un eventuale ricongiungimento; anzi, precisa il direttore: “se nello stesso anno si potrà essere sposati a due persone differenti, paradossalmente quello sposarsi viene privato di significato”.

1056040_90911315

A rinforzare l’opinione di Don Paolo Gentili ci sono le parole espresse da Roberto Dante Cogliandro, presidente dell’Associazione italiana notai cattolici, che sostiene come la scelta del ‘divorzio breve’ sia per i notai cattolici una via che “rischia di semplificare in maniera eccessiva uno scioglimento che sottende molte problematiche. A partire dai rischi per la tutela dei figli alla riduzione del matrimonio a mero contratto. Una maggiore riflessione sarebbe stata indubbiamente necessaria – conclude Cogliandro – per uno dei cardini fondanti della nostra società”.

Il divorzio breve in realtà significa matrimonio breve; è la sconfitta dell’amore. Soprattutto la sconfitta dei figli, privati del diritto ad avere una famiglia in cui crescere insieme al padre, alla madre e agli altri fratelli portanti lo stesso cognome, frutti di un unico amore.

È il tempo della provvisorietà che entra nei rapporti fondanti la convivenza umana, tempo della evanescenza di tutti i valori, a partire dall’amore.

divorced

Matrimonio e famiglia sono in crisi, è vero. Ma la soluzione non sta nel fare leggi per accelerarne la fine, bensì nello scoprire le cause della crisi per trovare adeguati rimedi.

Per i cristiani questo è il tempo della responsabilità, nel quale spetta a noi ricordare con la nostra testimonianza il significato dell’amore vero e duraturo, la bellezza del matrimonio per sempre, della famiglia come esperienza fondamentale dell’essere uomini e donne.

Caucasian family watching television together

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *