Nel Vangelo di oggi (Lc 1,39-45) risuonano le parole di Elisabetta, «Benedetta tu fra le donne». Questo incontro è reso possibile dal viaggio di Maria che lascia Nazaret, collocata al nord della Palestina, per recarsi al sud, a circa centocinquanta chilometri, in una località che la tradizione ha identificato con l’attuale Ain Karem, poco lontana da Gerusalemme. Il muoversi fisico mostra la sensibilità interiore di Maria, che non è chiusa a contemplare in modo privato ed intimistico il mistero della divina maternità che si compie in lei, ma è proiettata sul sentiero della carità. Ella si muove per portare aiuto alla sua anziana cugina. Le due madri «impossibili» – una sterile, l’altra vergine – s’incontrano ed è un incontrarsi anche dei due figli che portano nel grembo.
L’incontro è il prologo al Magnificat (Lc 1,46-55) il canto di lode per eccellenza nella preghiera quotidiana della Chiesa. IL Magnificat ci invita a situarci nello spazio del “già” e “non ancora”, perché testimonia che Dio con Gesù ha visitato il suo popolo e ha iniziato a realizzare le sue promesse.
E’ una lode alla misericordia inesauribile di Dio: lo cantiamo alla sera, nel momento in cui sale verso Dio la nostra preghiera di ringraziamento per la giornata, per il nostro passato, per tutta la storia di salvezza in cui noi siamo stati innestati. Dio fa cose grandi anche in noi, anche se non lo sappiamo, e nonostante i nostri limiti e i nostri peccati.
Maria canta la sua esultanza dentro la storia del suo popolo e sulle sue labbra troviamo parole che altri credenti, prima di Lei, hanno rivolto a Dio. Rileggiamo il cantico di Anna, la madre di Samuele (1Sam 2,1-10): in parte Maria lo riprende quasi alla lettera e così ci dice che nessuno prega da solo. Anche la nostra preghiera che talvolta lamentiamo faticosa, incerta, ripetitiva, dovrebbe nutrirsi delle parole che il popolo di Dio da millenni ha innalzato.
Il cantico di Maria, con l’eccezione dei due primi verbi che hanno come soggetto Maria stessa che ‘magnifica’ e che ‘esulta’, è costruito con dodici verbi che hanno tutti come soggetto Dio.
Per ben dodici volte Dio è il soggetto protagonista di una azione rivolta al suo popolo, ai piccoli del suo popolo. Questa è la consolante certezza. Dio è irrevocabilmente rivolto verso di noi. La ragione dell’esultanza di Maria sta in questa certezza: Dio non è né estraneo né assente ma accompagna i nostri giorni. E anche nei giorni difficili non dovrà venir meno la certezza che Dio custodisce i nostri passi.
Il cantico di Maria è sorretto da una fede incondizionata nella presenza di Dio nella storia sua e del suo popolo. Chi, insieme a Maria, canta il Magnificat non può non esultare perchè Dio non è rimasto chiuso in se stesso, in una distanza estranea: ha guardato, ha fatto, ha soccorso, non si è dimenticato. La sequenza di questi dodici verbi è davvero stupenda: un crescendo di passione di Dio per l’uomo, per i piccoli soprattutto, per i poveri, per le vittime, per chi patisce oltraggio e ingiustizia.
La preghiera di esultanza di Maria non è estranea all’immane potenza del male che devasta il volto dell’umanità. Maria ricorda i potenti saldamente attaccati ai loro troni, ricorda i ricchi sazi dei loro beni, ricorda le piaghe dell’umanità, la povertà di troppi e il privilegio di pochi. Ma è sicura che Dio non accetterà l’umiliazione dei poveri. Ripetere con Maria questo cantico non è solo dar voce all’esultanza per la fedeltà di Dio ma è anche un ribaltamento di gerarchie, il riscatto per i piccoli, i poveri, i senza voce.
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MARIA, DONNA DI PARTE
Maria, donna di parte – Don Tonino Bello
Una bella rivisitazione del Magnificat è stata fatta da Padre Ermes Ronchi:
Cerco nel cuore le più belle parole per il mio Dio, l’anima danza per il mio Amato.
Perché ha fatto della mia vita un luogo di prodigi.
Ha fatto dei miei giorni un tempo di stupore.
Ha guardato me che non sono niente.
Sperate con me, siate felici con me, tutti che mi udite…
Cose più grandi di me mi stanno succedendo.
È lui che può tutto. È lui solo. Il santo!
Santo e misericordioso, santo e dolce.
Con cuore di madre verso tutti, verso ciascuno.
Ha liberato la sua forza, ha imprigionato i progetti dei forti.
Coloro che si fidavano della forza sono senza troni.
Coloro che non contavano nulla hanno il nido nella sua mano.
Ha saziato la fame degli affamati di vita,
Ha lasciato a se stessi i ricchi: le loro mani sono vuote, i loro tesori sono aria.
Ricordati, Signore che il tuo amore è grande.
Non dimenticarti di essere misericordioso,
Come hai promesso, come prometti ad Abramo e ad ogni figlio di Abramo, per sempre.
Il Magnificat di Marco Frisina interpretato da Mina
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