I responsabili della Caritas Lombarde hanno lavorato insieme dal 6 al 9 luglio per fare il punto sui diversi capitoli del loro impegno nelle Chiese della Lombardia, per la testimonianza della carità sia dal punto di vista formativo che dal punto di vista dei servizi di solidarietà fattiva. Molti i temi affrontati: emergenze, profughi, mondialità, Expo e carità, servizio civile, anno di volontariato sociale e altri temi ancora. Presente anche il prof. Paolo Foglizzo di Aggiornamenti Sociali. Durante l’incontro i responsabili hanno incontrato mons. Giuseppe Merisi, vescovo incaricato della Conferenza Episcopale Lombarda per la carità e la salute. Mons. Merisi ha incoraggiato i direttori e li ha rassicurati sulla vicinanza dei Vescovi lombardi, a cui presenterà i risultati dell’incontro.
Al termine della riunione i responsabili delle Caritas Lombarde hanno diramato il seguente comunicato sull’impegno di accoglienza dei profughi:
Le Caritas delle Diocesi lombarde, già protagoniste dell’accoglienza delle persone provenienti dal nord Africa nella primavera del 2011, esperienza peraltro non ancora completamente conclusa, sono oggi nuovamente impegnate in modo attivo nell’accoglienza di quanti arrivano sul nostro territorio, perché stanno fuggendo da situazioni di guerra o di degrado, che rendono la vita impossibile nei loro paesi di origine.
Attualmente sono ospitate dalle Caritas lombarde centinaia di persone, sbarcate nei porti del Sud del nostro Paese, salvate dall’operazione Mare Nostrum e trasferite nella nostra Regione, ma, dal momento che i flussi sembrano essere inarrestabili, si sta provvedendo a trovare altre possibilità di alloggio.
Questa accoglienza, che per le nostre Chiese è doverosa, perché dove c’è un povero o una persona che soffre c’è la presenza di Cristo, apre però una serie di interrogativi. La Chiesa ha la vocazione di essere “voce di chi non ha voce”, ma a questo compito si accompagna un forte senso di responsabilità e di senso civico che cerca di promuovere il benecomune nel rispetto sia delle persone accolte che delle comunità ospitanti.
Dall’esperienza vissuta emerge con forza una riflessione: è urgente oggi uscire da una mancanza di programmazione attraverso un’analisi seria della situazione attuale a cui corrisponda un’azione adeguata da parte del Governo senza la quale si rischia di lasciar spazio alla malavita organizzata. D’altronde non possiamo nasconderci il fatto che, dopo aver affrontato i pericoli di una traversata su barconi fatiscenti messi a loro disposizione non certo da associazioni umanitarie, chi è fortunato e si salva è costretto o ad affidarsi nuovamente alla malavita per raggiungere il paese che lo potrebbe ospitare, oppure finisce in strutture di fortuna con la prospettiva di essere posteggiato per anni in attesa che il sistema di identificazione e la decisione di cosa fare diano il loro verdetto.
Mentre diverse amministrazioni si danno da fare come possono per attivare l’accoglienza, si ravvisa in Lombardia la resistenza di alcune istituzioni locali, che trovandosi a subire decisioni governative in una situazione sociale già molto difficoltosa, segnata dalla crisi occupazionale e da una mancanza significativa di risorse, si chiamano generalmente fuori da questa vicenda e pur avendo talvolta a disposizione spazi dignitosi di accoglienza non vogliono o non possono metterli a disposizione.
La Chiesa mediante la Caritas e le molteplici espressioni dell’azione caritativa dei religiosi, delle associazioni e del volontariato in silenzio cerca di rispondere con il coraggio dell’accoglienza, che la pone nella condizione, nonostante tutto privilegiata, di condividere le fatiche e le aspirazioni di tutte queste persone, che ai più restano invisibili e che hanno perso ogni diritto di cittadinanza, e ne diventa, quindi, portavoce.
Pertanto:
- Chiediamo che gli appelli del Governo italiano all’Europa siano corredati da precisi programmi di accoglienza dei migranti richiedenti asilo, in Italia e negli altri paesi europei, con il dovuto e necessario sostegno di risorse.
- Riteniamo che si debba avere il coraggio di osare, con la collaborazione delle Nazioni Unite, un’azione decisa di intervento nei paesi di provenienza, nonché sulle rotte della “speranza” e della “disperazione” percorse dai migranti, sulle quali speculano i trafficanti di esseri umani e pertanto chiediamo che siano instaurati corridoi umanitari che permettano il raggiungimento dei diversi paesi europei.
- Chiediamo al Governo di valutare, in attesa di politiche più strutturali, l’opportunità di dichiarare lo stato di emergenza nazionale che aiuterebbe ad affrontare con maggiori strumenti la situazione nella sua complessità.
- Chiediamo che, quanto prima, si dia attuazione al piano annunciato dal Governo di redistribuire in maniera equa sul territorio le persone che decideranno di restare nel nostro paese, attraverso una concertazione con le Regioni e gli Enti locali e garantendo il necessario supporto finanziario.
- Chiediamo che ci siano tempi certi per la definizione dello status giuridico delle persone che accogliamo, munendole nel frattempo di permesso umanitario soprattutto a coloro che provengono da contesti di guerra, come nel caso dei siriani.
- Chiediamo la possibilità per tutte le persone accolte, anche per i richiedenti asilo, di accedere a percorsi formativi, impieghi in lavori socialmente utili, un efficace avviamento all’autonomia.
Ci sembra, inoltre, importante sottolineare la perplessità che suscita in noi la scelta di indire Bandi di gara per l’assegnazione delle accoglienze, che vincolano al rispetto di rigidi protocolli gestionali e strutturali e che rischiano, quindi, di rallentare molto i tempi di risposta, ponendosi in forte contraddizione con la pressante richiesta da parte delle istituzioni di mettere a disposizioni strutture ecclesiali per l’accoglienza, in tempi spesso brevissimi.
Le Caritas lombarde auspicano che l’esperienza di accoglienza come quella che stiamo vivendo in questi mesi sia assunta da tutte le forze politiche e sociali sane del nostro Paese, che dovrebbero impegnarsi per affrontare tutte le situazioni di povertà che incontrano, anche e oltre l’emergenza sbarchi, perché sono profondamente convinte che per far crescere il Paese serva innanzitutto affrontare le povertà. È attraverso azioni efficaci che investono sulla ricchezza d’umanità, che emerge talvolta proprio dalla povertà, che una nazione può dirsi civile e può programmare il suo futuro creando uno sviluppo armonioso dove il metro di misura non sarà più il “Pil”, ma la capacità di inclusione sociale di tutti partendo proprio dagli ultimi.
I direttori delle Caritas Lombarde