Cirinnà flop. Ma a primavera…

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parla con la senatrice Pd Monica Cirinn‡ durante le dichiarazioni di voto sulle sue comunicazioni in Senato, in merito al prossimo consiglio europeo del 15 e 16. Roma, 14 ottobre 2015. ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI,

Sotto sotto lo ha ammesso anche la parlamentare Pd Monica Cirinnà. Le Unioni civili si sono rivelate un flop. La prima firmataria della legge sulle Unioni civili due giorni fa è stata intervistata da Repubblica la quale passando all’incasso – davvero magro – sbatte sotto il naso della senatrice la cifra impietosa di 1000 unioni civili in cinque mesi, da quando cioè, a fine luglio, la legge è vigente. Davvero un misero bottino (una media di 50 per regione).

Si obietterà. La percentuale delle persone omosessuali è infima rispetto agli etero, in genere tra l’1 e il 2% della popolazione. Quindi ovvio che il numero di unioni civili è assai inferiore ai matrimoni tra sessualmente diversi. Calcolatrice alla mano le persone omosessuali nel nostro Paese, tenendo per buona la percentuale del 2%, dovrebbero essere 1.200.000 (e contiamo pure tra i 60 milioni di Italiani quelli in fasce). Anche tenendo conto di ciò le unioni civili sono percentualmente pochissime: mille su 1.200.000 persone omosessuali . Si obietterà che non tutte le persone omosessuali vivono una relazione di coppia e quindi non tutti vivono una condizione che potrebbe portarli a dire “Sì lo voglio” davanti al sindaco. Anche in questo caso la percentuale si esprimerebbe comunque in millesimi. E inoltre – aspetto ancor più importante – queste obiezioni del fronte gay, che vengono esibite per giustificare l’insuccesso, sono le medesime di chi prima della approvazione della Cirinnà sosteneva che, numeri alla mano,  non c’era nessuna esigenza sociale per approvare la legge, bensì solo un’esigenza ideologica. Tanto meno un’urgenza nata dalla base.

Ma torniamo all’intervista di Repubblica. La giornalista dunque domanda alla madrina della legge 76/2016: “Ma non le sembrano poche quasi mille unioni civili in cinque mesi, dopo trent’ anni di attesa?”. Risposta dell’onorevole: “No, il boom arriverà in primavera. È la stagione dei matrimoni”. Avete capito bene. E’ un problema di clima, c’entra sempre lui alla fine. Dai migranti alla denatalità la colpa è comunque del termometro. La Cirinnà rivela che i comuni di mezz’Italia le hanno assicurato che avranno il tutto esaurito in primavera per la celebrazioni delle Unioni civili. Staremo a vedere, comunque la risposta della Cirinnà non è credibile per più motivi. In primis la legge era vigente dal 23 luglio e chi voleva si è già unito civilmente in estate e a inizio autunno, periodi in cui tradizionalmente ci si sposa. Insomma chi voleva celebrare le unioni civili nella stagione appropriata poteva già farlo, se questo fosse stato davvero il vero problema.

La giustificazione di cartavelina della Cirinnà poi non convince perché, come dimostrano le esperienze degli altri paesi, sono proprio i primi mesi in cui è vigente la legge sulle unioni civili o il “matrimonio” omosex a segnare il picco massimo di richiesta, proprio perché c’è l’effetto accumulo e l’effetto massmediatico. Il primo consiste nel fatto che le coppie che nel tempo precedente all’approvazione della legge avevano in animo di unirsi civilmente lo fanno tutte contemporaneamente appena varata la legge. Il secondo effetto è proprio del marketing: la pubblicità massmediatica ricevuta dalle unioni civili spinge molti a considerare fattibile l’idea di celebrarle. Ma nonostante questi due effetti che dovrebbero agevolare assai il numero di celebrazioni nei primi mesi il flop è stato fragoroso.

L’on. Cirinnà poi se la prende con i decreti attuativi che solo qualche giorno fa sono stati tutti approvati. Ma anche in questo caso chi voleva in punta di diritto contrarre valida unione civile poteva già farlo. Gli ultimi decreti infatti riguardano aspetti che non interessano direttamente la validità del vincolo.

Poi la senatrice Pd tira in ballo alcuni amministratori locali che boicottano la legge. Ma questi amministratori, nella quasi totalità dei casi, non si rifiutano di celebrare le unioni civili. Semplicemente destinano sale e giorni della settimana per la celebrazioni delle unioni civili diverse da quelle scelte per i matrimoni, oppure il celebrante non indossa la fascia tricolore oppure si vieta l’uso della musica. Ma le celebrazioni avvengono comunque e chi trova un primo cittadino un po’ malmostoso è sempre libero di rivolgersi al comune accanto. Però per Repubblica la colpa è sempre dei soliti fascisti ed infatti così titola l’intervista: “Unioni civili, ancora troppi ostacoli dai sindaci della destra”.

Ma i veri motivi dell’insuccesso delle unioni civili sono altri e per paradosso vengono rivelati dalla stessa Cirinnà la quale ammette che “fino ad ora si sono sposate le coppie che avevano urgenza, e le coppie più anziane” e più avanti insiste specificando che si tratta di coppie  “in gran parte avanti con gli anni”. La giornalista allora domanda: “E i giovani?” Non erano loro i primi destinatari di questa legge, coloro che avevano aggredito più volte le Sentinelle in piedi, berciato da plurimi siti web le loro offese contro chi criticava il Ddl Cirinnà e interrotto molte volte conferenze e convegni a difesa della famiglia? Tanto livore non poteva che essere segno inequivocabile che i gay ci tenevano tantissimo alle Unioni civili. La senatrice con candore così ribatte: “Ricevo centinaia di lettere. Molti scrivono che l’importante era conquistare un diritto. Poi sceglieranno se e quando celebrare l’unione civile. Del resto è come per le coppie eterosessuali. Chi si sposa più a vent’anni?”[…]

Ecco poi spiegato il perché si buttano a capofitto solo le coppie anziane. La legge 76/2016 infatti offre loro molte garanzie economiche e previdenziali, in primis ricordiamo la pensione di reversibilità. La legge Cirinnà  in buona sostanza rappresenta una sorta di assicurazione sul futuro, una specie di pensione arcobaleno. L’età avanza, gli acciacchi si fanno sentire e qualche soldino in più fa comodo, soprattutto nella previsione che prima o poi uno dei due compagni verrà a mancare. L’affetto, l’ “amore” c’entrano poco o nulla. E’ mero pragmatismo.

Dunque la battaglia per avere le unioni civili è stata solo ideologica per stessa ammissione della Cirinnà: “Molti [giovani ] scrivono che l’importante era conquistare un diritto”. L’importante era ed è l’aspetto simbolico, affermare cioè che il matrimonio può essere un vincolo che lega in modo indistinto due persone di sesso differente come due persone dello stesso sesso. Poco importa che nessuno usi di questo istituto, l’aspetto fondamentale sta nel fatto che una legge dello Stato ha elevato a bene giuridico l’omosessualità ed ha inferto un colpo mortale al matrimonio. Lo ammise anche Franco Grillini, ora presidente onorario dell’Arcigay, il quale nel libro intervista “Gay. Molti modi per dire ti amo”, curato da Sabelli Fioretti, dichiarò: “L’esistenza di una legge che consenta alle persone omosessuali di accedere all’istituto del matrimonio o agli istituti equivalenti non implica l’obbligo di usarla. Basta che ci sia. Se poi uno vuole la usa, se non vuole non la usa. L’esistenza di un diritto non obbliga di avvalersi di questo diritto”.

Va da sé poi che le Unioni civili siano solo una tappa della marcia di avvicinamento al vero obiettivo: il “matrimonio egualitario” omosessuale. Così la Cirinnà: “È la prossima meta. Le unioni civili sono state il primo e storico passo. Ma il fine, per quanto mi riguarda, è il matrimonio omosessuale”. La logica non fa una piega: se le Unioni civili sono state un insuccesso, il “matrimonio” omo sarà un insuccesso al cubo.

Fonte: www.lanuovabq.it

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