ALLOPERA: secondo il suo disegno

Un giardino meraviglioso.
Se accostiamo una conchiglia all’orecchio e aspettiamo, sentiremo in lontananza il mormorio del mare. Ma se ascoltiamo ancora più attentamente, senza stancarci, troveremo qualcosa di più raro e segreto, perché in quel rumore leggero e ritmico, come in ogni suono della natura, si nasconde una storia. Questa storia ha per protagonista una bambina: potresti essere tu, ma noi per comodità la chiameremo Sofia. Un giorno Sofia aprì gli occhi e si trovò in un bellissimo giardino, grande e lussureggiante, proprio come doveva essere il paradiso terrestre descritto nella Genesi: pieno di ogni sorta di alberi belli da vedere e buoni da mangiare, ogni specie di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo.

Nella Genesi il Signore Dio chiese ad Adamo di prendersi cura del giardino dell’Eden. Nella nostra storia, invece, Sofia trovò un misterioso biglietto e una chiave, con un invito a esplorare il giardino e a prendersene cura, diventandone custode.
Un invito a comprendere – a partire da questo compito – che cosa vuol dire “agire” nel mondo.

Com’è difficile diventare “custode”.
Sofia si accorse subito che questo era un compito molto importante ed era molto felice, perché averlo ricevuto era davvero una grande dimostrazione di fiducia, anche se si rendeva conto che realizzarlo non era così semplice come poteva sembrare a un primo sguardo.

Nel biglietto che accompagnava la chiave c’era il brano di un salmo, il numero 8, che Sofia conosceva già:

“Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cos’è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti,
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie del mare”.

Non era un indizio molto chiaro. Parlava della grandezza di Dio e dell’uomo, creato a sua immagine, come custode del mondo, ma senza spiegare di preciso in che cosa consistessero i suoi compiti e sue possibilità.

Come i grandi esploratori.
“Cosa mai dovrò fare?” si chiedeva Sofia. Si guardò intorno. L’erba era verdissima, le piante cariche di frutti, gli animali correvano liberi nei prati. Ovunque si voltasse, il panorama era stupendo. Qualunque azione avesse intrapreso – questo l’aveva capito – doveva servire a salvaguardare questa bellezza e ad accrescerla. Non sapeva però da dove incominciare pensò che bisognava ragionarci bene, preparare un progetto, come facevano gli adulti prima di avviare qualunque lavoro, perché altrimenti c’era il rischio di sbagliare. Per farlo per prima cosa doveva esplorare il giardino, conoscerlo, cercare tutte le informazioni che gli servivano per compiere le scelte giuste, quelle che rispettavano ogni specie vivente, secondo giustizia e armonia. E poi doveva ancora scoprire a che cosa serviva quella chiave misteriosa.

Incominciò a passeggiare lentamente e ad esplorare ogni angolo del giardino. Il sole le scaldava la pelle. Nell’aria si sentiva un intenso profumo di fiori. Pensò che per prendersi cura di tutto quello che le stava intorno aveva molte cose da capire e da imparare. Sofia si incamminò quindi attraverso il giardino guardandosi attentamente intorno e cercando una traccia.

Sotto una tettoia di legno trovò uno scrigno prezioso, finemente intarsiato. La serratura era d’oro, e la chiave di Sofia ci entrava perfettamente: lo aprì e restò molto stupita dal contenuto; non c’erano tesori, oro, pietre preziose, solo altre quattro piccole scatole numerate.  Aprì la prima. C’era una frase: “Primo, osservare. Quello che vedi dipende da come lo guardi. Incomincia da un albero”. Ma cosa avrà voluto dire?

Primo, osservare.
Un albero restava sempre un albero, da qualunque punto del giardino. Ma se Sofia si avvicinava molto le sembrava più alto, e poteva individuare particolari della corteccia che da lontano sarebbe stato impossibile scorgere, e capire per esempio se era giovane o vecchio, se era sano e forte oppure un po’ malato e secco. Se si allontanava un po’, fino alla cima della collina di fronte, tutt’intorno vedeva anche gli altri alberi che gli stavano intorno formando un bosco: era come una piccola città, e sembrava che i rami si tendessero uno verso l’altro, come braccia, che i più alti proteggessero i più piccoli con la loro ombra. Se si arrampicava tra i suoi rami, il suo punto di vista cambiava ancora: poteva scoprire le tane degli scoiattoli, i nidi degli uccelli, perfino le ragnatele e gli alveari, e scoprire così che un albero è anche una casa per moltissimi esseri viventi. Sofia continuò a passeggiare e a osservare.

Poi tornò indietro. Nella prima scatola c’era anche un piccolo rotolo di carta, che prima non aveva notato, legato da un nastro sottile. Lo sciolse: all’interno c’era un disegno, un albero tracciato da Leonardo da Vinci, accompagnato da una spiegazione. Leonardo Da Vinci era un artista, uno scienziato, un inventore, vissuto tanto tempo fa, alla fine del 1400.

Era un grande osservatore, e proprio guardando un albero, come aveva fatto Sofia, una bambina di oggi, aveva notato un particolare importante: tra i rami esistono proporzioni fisse, e grazie ad esse gli alberi possono resistere meglio alla violenza del vento. Questa conformazione aiuta infatti le piante a evitare rotture dei rami. Quante cose, dunque – pensò Sofia -, può imparare l’uomo dalla natura, utili, per esempio, per costruire oggetti e attrezzi che possano resistere alla forza del vento. Osservare è davvero importante.

Secondo, creare.
Poi aprì la seconda scatola. E dentro c’era questo messaggio: “Secondo, creare. Prova a stabilire legami nuovi tra gli oggetti che vedi. Incomincia da un albero”.
Sofia, pazientemente, tornò davanti al “suo” albero. Aveva scoperto che quel gioco lo interessava molto. Si guardò intorno.
A terra c’erano piccoli rami secchi, arbusti flessibili, e grandi foglie verdi. Le venne in mente un’idea: costruire un aquilone. I piccoli rami potevano essere delle ottime aste. Cercò bene finché ne trovò due della misura giusta, e usando un ramo piatto provò a lisciarle, a togliere i nodi, a spianare la corteccia. Gli arbusti erano flessibili ma resistenti: adatti ad essere utilizzati come delle corde. Provò a tirarli e a fletterli, per saggiarne l’elasticità, finché ne trovò alcuni che facevano al caso suo. Li legò per tenere ferme le aste a croce. Poi provò a tenere unite le foglie intrecciandole. Alla fine, però, non ci riuscì. Si chiese che cosa fosse andato storto, e tornò indietro.

Nella scatola c’era un foglio arrotolato. Sofia aveva già qualche sospetto su che cosa potesse contenere, e infatti, una volta aperto, rivelò un altro progetto di Leonardo Da Vinci: era proprio un aquilone, che coincidenza! Era accompagnato, però, da una serie accuratissima di istruzioni per realizzarlo, passo dopo passo. Lo potremmo chiamare “tutorial” se lo trovassimo sotto forma di video su Youtube. Sofia provò a ricominciare da capo seguendo le indicazioni del foglio, e realizzò un bellissimo aquilone, e riuscì perfino a farlo volare. Aveva imparato che creare qualcosa richiedeva i materiali adatti, le competenze per saperli usare nel modo corretto, un maestro che aiuti a svilupparle.

Terzo, scambiare.
Sofia attendeva con una certa trepidazione di scoprire dove lo avrebbe condotto la terza scatola. La aprì lentamente, ed ecco che cosa diceva il biglietto nascosto al suo interno: “Terzo, scambiare. Ogni cosa che crei e che impari si può condividere. Incomincia dal tuo aquilone”.
Sofia si era guardata un po’ intorno ma passeggiando nel giardino fino a quel momento non aveva incontrato nessuno.
Uscì un po’ dubbiosa e incominciò a cercare. Teneva il suo aquilone in mano e pensò che in effetti sarebbe stato bello trovare qualcuno che la aiutasse a farlo volare. Vide un vecchio signore che sedeva sul bordo di un lago con la canna da pesca. Si avvicinò e gli si sedette accanto. Aveva sempre trovato affascinante pescare, ma nessuno glielo aveva mai insegnato. Pensò che poteva essere una buona occasione per provare. “Signore, le farebbe comodo un aquilone?” chiese timidamente. Quel signore gli sorrise, annuì: “Lo porterei volentieri a mio nipote – le disse -. E tu vorresti una canna da pesca?”. Sofia sorrise e si azzardò a chiedere: “Mi insegnerebbe a pescare?”. Così Sofia e quel nonno passarono il pomeriggio insieme. Era nata una bella amicizia. La ragazza si sentiva molto fiera di aver ottenuto qualcosa per sé in cambio di un lavoro che aveva portato a termine da sola.

E infine, raccontare.
Aprì infine l’ultima scatola. “Hai imparato molte cose lungo il percorso. Ora è il tempo di raccontarle. Vedrai che scegliere le parole con cura, come un poeta o uno scrittore, è un’attività bellissima. Puoi scoprire molti dettagli che prima ti erano sfuggiti”. Sofia vide che proprio in fondo allo scrigno c’era il suo computer portatile. Strano, non si era proprio resa conto di averlo portato con sé. Si accorse che era davvero un lavoro importante: man mano che scriveva era come se ricostruisse quel meraviglioso giardino da capo, attraverso ciò che aveva visto e ciò che aveva imparato. Pensò che quel compito di “custode” che le era stato affidato era stato davvero una bellissima occasione per lei. La aveva spinta a creare qualcosa di nuovo, che era anche suo. Nel profondo del suo cuore pronunciò un silenzioso “grazie”. Sentiva una gioia così grande che non vedeva l’ora di condividerla con altri amici. Così non appena finito il racconto decise di pubblicarlo subito sul suo blog. Nel giro di pochi minuti arrivarono moltissimi commenti di lettori entusiasti e di altri ragazzi come lei che avevano vissuto esperienze simili. Sofia sorrise, rispose a tutti, e questo la fece subito sentire parte di un gruppo più grande di persone. Pensò che quel giorno aveva davvero molte ragioni per festeggiare.

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