L’appello di Papa Francesco
Ogni due minuti, una bambina o un bambino è vittima di sfruttamento sessuale. È una delle cifre di un fenomeno, quello della tratta di esseri umani, che negli ultimi trent’anni ha coinvolto circa 30 milioni di piccoli. Ma i numeri sono in crescita, con un giro d’affari illecito che movimenta 150 miliardi di dollari l’anno. Ecco perché Papa Francesco ha definito la tratta “la schiavitù più estesa” del ventunesimo secolo. Proprio per volere del Papa, a partire dal 2015 si svolge ogni anno la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, nella memoria Liturgica di Santa Bakhita, che conobbe le sofferenze della schiavitù.
«Ascoltiamo il grido di tanti bambini schiavizzati. Nessuno resti indifferente al loro dolore» scrive Papa Francesco in un tweet. Per la Giornata Internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone di oggi dal titolo ‘Sono bambini non schiavi!’ Francesco accende i riflettori sugli ‘invisibili’, i piccoli schiavi di cui si perdono tracce.
E all’udienza del mercoledì il Papa ha pronunciato un appello ai governi: “Oggi – ha detto il Papa – si celebra la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, quest’anno dedicata in particolare a bambini e adolescenti. Incoraggio quanti in vari modi aiutano i minori schiavizzati e abusati a liberarsi da tale oppressione. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo combattano con decisione questa piaga, dando voce ai nostri fratelli più piccoli, umiliati nella loro dignità. Serve ogni sforzo per debellare questo crimine vergognoso e intollerabile”.
I numeri dello sfruttamento
“Il 90 per cento dei migranti arrivati in Europa negli ultimi anni è vittima dei trafficanti di esseri umani. Molti di loro – uomini, donne e bambini – sono ridotti in condizioni di vera e propria schiavitù per lo sfruttamento sessuale e lavorativo. Nel mondo sono tra i 21 e i 35 milioni le vittime di tratta e lavoro forzato.
Più di 200 milioni di minori lavorano, di cui 73 milioni hanno meno di 10 anni. Di questi piccoli, ogni anno ne muoiono 22 mila a causa di incidenti di lavoro.
In Italia, si sa che il momento più pericoloso sta in quelle 24-48 ore che passano dallo sbarco. È infatti in questo lasso di tempo che i migranti vengono intrappolati nella rete della tratta. Malavitosi e trafficanti intercettano i più deboli per sfruttarli con lavoro nero e prostituzione. Donne, giovani ed adolescenti. Dalle 50mila alle 70mila donne, costrette a prostituirsi, e circa 150mila uomini, in gran parte giovani migranti, sfruttati per il lavoro forzato: sono le cifre del fenomeno della tratta in Italia, fornite da Caritas Italiana alla vigilia della terza Giornata mondiale contro la tratta, che si celebra oggi, mercoledì 8 febbraio.
L’Italia infatti, spiega la Caritas, rappresenta da sempre il naturale corridoio di accesso all’Europa, al grande sogno di pace e dignità per tanti uomini, donne e bambini del continente africano, e non solo. «Un sogno che troppo spesso si infrange contro la miope politica migratoria degli Stati europei, in particolare per tante donne, giovani e bambini, prede di trafficanti senza scrupoli e sempre più ridotti in condizioni di vera e propria schiavitù per lo sfruttamento sessuale e lavorativo».
In Africa si calcola che più di 85 milioni di bambini l’anno non vengano iscritti all’anagrafe al momento della nascita. Milioni di bambini che ‘ufficialmente’ non esistono e rimangono quindi esposti ai rischi di essere arruolati come bambini-soldato, diventare vittime di schiavitù, abusi sessuali, traffico di organi e lavoro minorile. Senza dimenticare il fenomeno molto diffuso dei ‘matrimoni precoci’.
Cos’è la tratta?
La definizione della tratta internazionalmente riconosciuta si trova nel Protocollo delle Nazioni Unite per prevenire, reprimere e combattere la tratta delle persone, soprattutto delle donne e dei bambini, in aggiunta alla Convenzione contro il crimine organizzato transnazionale. All’articolo 3 è scritto:
La “tratta di persone” include il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, il dare alloggio o il ricevere presone, mediante la minaccia, l’uso della forza o di altre forme di coercizione, il rapimento, la frode, il raggiro, l’abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità, mediante il dare e il ricevere pagamenti o benefici per avere il consenso di persone che hanno il controllo su altre persone, ai fini dello sfruttamento.
Per sfruttamento si intende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione, o di altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro o servizi forzati, la schiavitù, o pratiche simili alla schiavitù, la servitù o il prelievo di organi.
La vastità del problema
La “tratta di persone” oggi riguarda di fatto ogni nazione. Le donne e i bambini sono le vittime principali e vengono trafficati soprattutto per lo sfruttamento sessuale. E’ una delle attività criminali più redditizie e cresce rapidamente, come il traffico di droga e armi. La maggior parte delle vittime è originaria dell’Asia.
Chi è oggetto della tratta?
Le donne e i bambini costituiscono il principale gruppo di rischio a causa della loro vulnerabilità, delle loro risorse economiche limitate e della predominanza di questo gruppo nei lavori irregolari “invisibili”.
Le persone più a rischio provengono da famiglie impoverite o a basso reddito, dalle zone rurali o dai quartieri poveri delle città, soprattutto donne impegnate nell’agricoltura famigliare, nel piccolo commercio, nella vendita, come braccianti agricole, spazzine e in altri tipi di lavoro e servizi poco remunerati.
Le minoranze etniche, le persone indigene, le tribù di montagna, gli esuli, gli emigrati clandestini.
Gli analfabeti, le persone con un basso livello di istruzione.
Le adolescenti scappate di casa, o ragazze dalle quali le famiglie si aspettano un contributo economico.
Le persone che non conoscono i propri diritti, riconosciuti per legge, che non si rendono conto di essere in condizioni di sfruttamento, che non hanno mezzi per ottenere un risarcimento.