L’arte incontra la Passione: la Crocifissione

L’ARTISTA

Matthias Grünewald

Matthias Grünewald - Man Looking Up

Il più grande dei pittori tedeschi contemporanei di Durer, Grünewald Matthias, nasce a Würzburg circa nel 1470 – 1475. Solo intorno al 1930 si scopre il suo vero nome: Mathis Gothardt o Neithardt. L’origine del soprannome Grunewald (“Greenwood”) è sconosciuta. Queste poche informazioni circa la sua identità riflettono l’isolamento e l’individualità della sua opera e l’oscurità in cui Grunewald Matthias cade dopo la sua morte. Durante la sua vita non ha allievi (diversamente dalla maggior parte dei suoi contemporanei tedeschi), e non fa incisioni o xilografie. Ha successo come pittore di corte, lavora per i due arcivescovi di Magonza, ma la sua reputazione non sopravvive a lungo, e nel 1597, quando l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo cercherà di acquistare il suo più importante capolavoro, la «Pala di Isenheim», il suo nome non viene neanche ricordato. La documentazione su Grünewald è scarsa e a volte confusa con quella di altri artisti, anche perché il nome «Master Mathis» è piuttosto comune all’epoca.

Trascorre gran parte della sua carriera in Aschaffenburg, una cittadina vicino a Francoforte. Nel 1510 lavora per l’arcivescovo di Magonza, Uriel von Gemmingen, la cui residenza ufficiale è a Aschaffenburg. Alla morte di Von Gemmingen nel 1514 Grünewald continua a lavorare anche per il suo successore Albrecht von Brandenburg anch’egli arcivescovo di Magdeburgo. Oltre ad essere un pittore, Grunewald Matthias è anche ingegnere idraulico e supervisore di opere architettoniche. Poco si sa della sua vita personale. Durante la sua permanenza a Sandrart soffre di malinconia e conduce una vita ritirata. Si sposa a tarda età, ma non c’è alcuna conferma documentale del suo matrimonio, se non che aggiunge il cognome della moglie, Neithardt, al suo. Il lavoro di Grunewald è in completo contrasto con quello di Durer. Mentre Durer ha una curiosità senza limiti per il mondo visivo, Grünewald concentrata esclusivamente la sua arte su temi religiosi, e in particolare sul tema della Crocifissione.

 Di temperamento fantastico e visionario, impresse alle sue opere un potente senso drammatico, realizzato per mezzo di un disegno incisivo e vigoroso e di un colore dall’eccezionale intensità luminosa.

L’OPERA

CROCIFISSIONE

ALTARE DI ISENHEIM
1510-15
Colmar (Francia), Musée d’Unterlinden

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Tra il 1512 ed il 1513, l’abate del monastero di Isenheim (Alsazia) gli commissiona la decorazione di una grande pala d’altare, con ante rimovibili e fisse, configurate per assumere diversi aspetti, a seconda delle esigenze delle varie cerimonie religiose. È questa la sua opera più importante, nota come l’Altare di Isenheim, e Grünewald dipinge le ante che si articolano intorno ad un altro altare, realizzato in precedenza, con statue di materiale ligneo realizzate da Nicolas Haguenau. L’opera è attualmente custodita a Colmar (in Francia) nel Museo d’Unterlinden.

 Sulle ante chiuse è raffigurata una grande  Crocifissione (sopra la  Deposizione del piedistallo) fiancheggiata dalle figure di  Sant’Antonio Abate e San Sebastiano.

L’opera di Grünewald è caratterizzata da una potenza mistica e un uso molto personale di colori brillanti e forme distorte.

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Il corpo di Cristo, forte e muscoloso, sembra contorcersi in diversi posti; l’intenzione del pittore di sottolineare l’anatomia di braccia e gambe accentua l’attrazione della gravità sul peso dell’Uomo crocifisso. Il capo si china verso la Madre mentre le spalle e i muscoli del lato sinistro si pronunciano quasi esageratamente. I piedi si sono attorcigliati sul chiodo. Il piede destro si gira verso san Giovanni in un movimento diametralmente opposto a quello del torso.

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Il legno orizzontale sembra piegarsi sotto il peso capitatogli addosso. Le dita di Cristo s’innalzano tirate dalle braccia cadenti, che sono tese, come se avessero i crampi. La fisionomia, ingrigita e segnata dalla morte, è deformata dal dolore che ha portato la vittima ai limiti massimi del sopportabile. Una paurosa corona di spine gli copre la testa. Tutto il corpo è pallido, terreo, coperto di stracci (fatto unico nelle crocifissioni di Grünewald) e piagato dall’alto in basso.

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Le ferite su tutto il corpo già emanano puzza, fetore; i piedi sembrano un ammasso di carne e ossa, il volto è irriconoscibile, devastato, sfigurato, il perizoma è tutto stracciato, sembra raccolto all’ultimo momento da qualche cassonetto dei rifiuti; le mani assomigliano a rami scheletrici di alberi potati da poco, rami lanciati verso il cielo mero ossia il vuoto, il nulla. In questo Cristo crocefisso è cancellato ogni segno dell’essere umano: qui non solo Dio è oscurato ma è pure profanata la persona umana. Basti guardare l’apice della tensione in cui si trova tutta la massa muscolare del corpo.

Grun 68fe33f2cea17b11922b4fef5c06aa146c5e2046La Vergine è in stato di lutto tutto interiore, sereno e meditativo, con le mani giunte in preghiera. Il velo che la copre lascia tuttavia vedere i suoi occhi socchiusi.

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 San Giovanni invece manifesta il suo strazio, la sua costernazione, l’incapacità di spiegarsi in termini umani la trascendenza dell’avvenimento. Nel suo sguardo, assieme al dolore, si esprime un certo interrogativo. Le mani sembrano voler intervenire ma esitare, rimanendo alla fine passive. Le labbra cercano parole che non vengono. L’inquietudine e la perplessità sono messe in rilievo dai vestiti un tanto trasandati, dai colori opachi e impuri.

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La Maddalena è travolta dalla morte di Gesù che non riesce ad accettare: lo dicono le sue mani giunte. Perché? E’ una domanda a cui proprio non riesce a dare una risposta. Lei che era venuta con un vaso d’unguento, ora lo appoggia a terra, quasi a disfarsene perché non serve più.

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Il Battista, imperturbabile, tiene un libro aperto, l’Antico Testamento, a cui lui stesso appartiene; alle sue spalle una scritta recita così: “È necessario che lui cresca e io diminuisca”. Lui chi? Il Cristo indicato dal suo dito enorme.

Sullo sfondo si vede la natura oscurata dall’eclisse. Un ambiente di desolazione e di tragedia. Infatti, ci fu un eclisse solare in Germania il primo ottobre 1502, e l’artista, che aveva l’interesse rinascimentale per i fenomeni naturali, potrebbe averla rappresentata.

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Sulle ante sono rappresentate le figure di Sant’Antonio Abate e San Sebastiano.

DA NOTARE:
Nel volto di San Sebastiano (nel pannello a sinistra) il pittore Grunewald si è autoritratto.

 

 

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