Mons. Lafranconi nella tradizionale Messa di ringraziamento di fine anno ha parlato in modo particolare della famiglia e delle sfide che la minacciano: individualismo, riconoscimento legislativo di altre forme convivenza, violenza domestica, incapacità educativa.
- Anzitutto la famiglia è sfidata dall’imperante cultura individualistica per la quale sono sempre meno comprensibili il valore di un patto coniugale duraturo e il desiderio di costruire una comunione di persone aperte alla vita: «Non si guarisce dall’individualismo attraverso degli interventi legislativi – ha assicurato mons. Lafranconi – ma riconoscendo nell’altro un valore e una ricchezza».
- In secondo luogo la famiglia è sfidata da altre forme di convivenza, come per esempio le unioni omosessuali: «Sull’onda del Sinodo e della tradizione ecclesiale desideriamo riaffermare che la famiglia è una comunità di vita e di amore tra un uomo e una donna disponibili ad aprirsi alla generazione dei figli. Altre forme inventate dagli uomini e che non sempre sono fedeli alla sua natura non possono essere chiamate “famiglia”».
- La violenza domestiche è un fenomeno preoccupante che sta sempre più diventando una piaga sociale: «È una situazione che stringe il cuore perché la famiglia dovrebbe essere il luogo dell’amore vero e profondo e invece è spesso teatro di efferatezze. Come possono i ragazzi aprirsi al futuro e alla vita se in casa, invece dell’amore, respirano solo violenza?».
- Una quarta sfida è l’indebolimento della capacità educativa della famiglia stessa: «Educare è aiutare sempre ad affrontare la vita in tutte le sue sfaccettature anche quelle dolorose. Come si può pensare di formare le nuove generazioni senza presentare loro il valore del sacrificio o il senso della sofferenza? Questa educazione monca crea una società incapace di tenere alti i valori fondamentali e di concretizzarli!».
- Per mons. Lafranconi la disattenzione educativa è un problema insito anche nella nostra società caratterizzata da messaggi molto negativi: «Sia i mass-media sia la politica sembrano dirci che i più furbi hanno sempre la meglio! Ma noi diciamo no a questo malcostume e ribadiamo l’impegno di don Bosco ad educare onesti cittadini». L’impegno educativo deve essere recuperato anzitutto in famiglia nella quale bisogna imparare a “salutare”, a dire “grazie”, a chiedere “scusa” e a rispettare le esigenze di tutti.
Il presule ha invitato ad approfondire i risultati del Sinodo straordinario dell’ottobre scorso non basandosi semplicemente sui mass-media che molto spesso evidenziano le polemiche o gli aspetti più secondari, ma che non vanno mai all’essenziale. Accompagnare il Sinodo dei vescovi sulla famiglia con la preghiera, la riflessione e lo studio anche per non cadere nella tentazione di pensare che questo evento che troverà il suo culmine nell’ottobre 2015 possa portare «confusione» nella tradizione e nella prassi della Chiesa.
(Fonte http://www.diocesidicremona.it)