Dal sito della Diocesi:
Venerdì sera a Mozzanica l’ultimo incontro della Settimana della Carità guardando alle “opere segno” della Caritas
“Ultimo appuntamento della Settimana della Carità la sera di venerdì 18 novembre sul tema “Come le opere segno interrogano le nostre comunità parrocchiali”. L’appuntamento è alle 20.45 all’oratorio di Mozzanica e non, come inizialmente previsto, al Santuario di Caravaggio. Intervengono Cristiano Beltrami (in foto), vicedirettore di Caritas Cremonese, e Mario Mantovani, psicologo di Casa della Speranza.
Dopo gli appuntamenti di riflessione e approfondimento iniziati a Cremona, guardando ai 100 anni delle Cucine Benefiche della S. Vincenzo, e proseguiti a S. Giovanni in Croce, riflettendo sui fenomeni migratori e l’accoglienza con mons. Giancarlo Perego, l’ultimo evento è nella parte più settentrionale della diocesi. L’obiettivo è chiaro: coinvolgere tutte le zone pastorali.
L’incontro del 18 novembre intende aiutare a far conoscere più da vicino l’impegno svolto dalla Chiesa cremonese attraverso la Caritas, spronando a un sempre maggior coinvolgimento delle comunità cristiane nell’azione caritativa diocesana, con azioni di sostegno e occasioni di volontariato.
Sotto la lente le otto “opere segno”, nate come forme di profezia e ora a pieno titolo nel sistema integrato dei servizi al territorio: nate per rispondere a un certo bisogno, il loro impegno non si esaurisce, però, con la sola risposta a questa necessità. Strutture anche molto differenti tra loro che, accanto a servizi specialistici, ne garantiscono anche altri a “bassa soglia”.
Tra le “opere segno” più conosciute c’è certamente la Casa dell’Accoglienza di Cremona, cui si affianca quella di Casalmaggiore. Luoghi di ospitalità per persone e nuclei familiari in stato di disagio abitativo, garantiscono servizi di pronta accoglienza e mensa. Le due case sono omologate per ospitare rispettivamente 100 e 25 persone, ma in questo periodo operano in deroga per far fronte anche alla presenza dei numerosi profughi e richiedenti asilo. Una dozzina gli operatori che operano nelle due strutture.
A Marzalengo, frazione di Castelverde, si trova la Comunità S. Francesco, per l’accoglienza di donne tossicodipendenti, anche con figli: 20 i posti a disposizione. Al lavoro una decina di operatori: diversi educatori insieme ad alcune suore Adoratrici del SS. Sacramento.
Sempre guardando alle donne, in particolare quelle vittime di violenze, a S. Savino, nella periferia di Cremona, c’è la Comunità Giovanni Paolo II, un progetto di housing sociale per cinque nuclei, che possono contare sulla presenza di una famiglia di appoggio.
Non manca quindi l’attenzione ai minori, con due strutture entrambe di 12 posti: la Fattoria della carità, a Cortetano, per ragazzi, e la Comunità Lidia Pieresca, a Cremona, per ragazze. Entrambe le comunità possono contare su otto operatori ciascuna.
Sempre a Cremona, ultima arrivata, è Casa di Nostra Signora, in via Ettore Sacchi, presentata ufficialmente il 12 novembre scorso e che sarà attiva da fine anno guardando alle problematiche del mondo femminile con tre attenzione: abitare, lavorare ed educare. Vi presteranno servizio, insieme agli operatori Caritas, le religiose togolesi delle Suore di Nostra Signora di Nazareth.
Infine, ancora a Cremona, nel quartiere di Borgo Loreto, si trova la Casa della speranza: comunità alloggio per 12 malati di AIDS. A servizio della struttura l’alternanza di 15 operatori specializzati, cui si affiancano alcune religiose indiane: le Suore Catechiste di S. Anna.
Proprio alla fisionomia di questa casa guarderà, durante la serata di Mozzanica, il dott. Mario Mantovani, che si soffermerà in particolare sul progetto “La lucerna nella nebbia” di Caritas italiana, che mira a pensare alla Casa della Speranza non come realtà isolata, ma esperienza utile e che molto può fare in termini di formazione e prevenzione.
L’incontro promosso a Mozzanica a conclusione della Settimana della Carità, dunque, vuole aiutare a far conoscere questo variegato mondo di servizio, del quale quasi sempre si parla solo in riferimento a problematiche al centro del ciclone mediatico e che poi, una volta spenti i riflettori, viene completamente dimenticato. Eppure, quasi sempre lontano dal clamore mediatico, queste strutture continuano a svolgere il proprio importante servizio, a favore dell’interno territorio, con professionalità e carità, offrendo nello stesso tempo anche opportunità di servizio e indirizzo professionale per molti.”