Settimana della Carità – Riflessione sul cammino della Caritas

Ripercorrere questi primi tre anni di presenza della Caritas rimanda inevitabilmente alle ragioni che hanno motivato la sua costruzione.

Perché l’abbiano ritenuta, se non necessaria,  quanto meno importante per la nostra comunità?

Abbiamo costruito un percorso espositivo  col l’intento di far conoscere ed invitare ad accostarsi alla Caritas attraverso le  proposte e le  attività che sono state realizzate in questo suo primo, breve periodo di vita.

Ma c’è un altro messaggio che vuole trasmettere questo percorso ed è la continuità della Caritas nel solco del cammino di carità che la comunità ha testimoniato tra queste mura nei secoli.

I poveri, gli ultimi sono stati il centro dell’attenzione e della predicazione di Gesù. Lui ce li ha indicati e ce li ha affidati. Ma ci ha anche detto che nel cammino dell’uomo nella storia la loro presenza ci accompagnerà sempre. Spesso anche la volontà di fare il bene si scontra inesorabilmente con l’imperfezione e la contraddizione umana. “I poveri li avrete sempre con voi” (Marco 28,20). Ma accanto alla povertà c’è una costante presenza che nobilita la figura dell’uomo. Una presenza che rimanda all’immagine di Dio. Una presenza che si affida e confida nella Sua parola, che vuole essere Suo strumento: questa presenza è quella della Carità. Anch’essa come la povertà ci accompagnerà sempre.  “La carità non avrà mai fine.” San Paolo 1 lettera ai Corinzi (1 Corinzi 13-8)

In questo grande disegno universale si colloca  il piccolo spazio della nostra comunità con il  suo camminare nel tempo. Queste mura ci parlano e ci raccontano questa esperienza,  questo passaggio del testimone.

Questa eredità è già  stata raccolta da molteplici espressioni ed organizzazioni che operano la carità. Era dunque necessaria un’ulteriore presenza quale quella della Caritas?

La risposta sta in due parole: insieme e oltre.

Perché insieme e come insieme?  Ogni tempo ci impone una sfida. Il presente è contrassegnato dalla “ cultura dello scarto” denunciata da Papa Francesco: “dalla progressiva svalutazione del valore dell’uomo . Un valore  subordinato agli interessi materiali. Un’umanità che si  mostra sempre più fragile. In questi tre anni abbiamo rilevato un contino aumento della povertà materiale e spirituale e la persistente difficoltà di molti nell’usufruire di beni essenziali: lavoro, cibo e casa ed il degrado che ne consegue. Alla marginalità permanente di chi ha perso il lavoro e non lo avrà più perché ritenuto improduttivo si sommano la precarietà di un lavoro insicuro e degradato e il progressivo smantellamento delle tutele sociali.

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Le periferie esistenziali ci vivono accanto nascoste nell’indifferenza e nel pregiudizio.

Tutto ciò ci impone un salto di qualità nel nostro essere carità, che chiama tutti ad una risposta personale, oltre che di comunità. E’ necessario  il nostro contributo diretto non delegato ad altri, ai cosiddetti professionisti della carità. Occorre da parte di tutti la disponibilità ad incontrare, accogliere, ascoltare.

La Caritas rivendica un ruolo di provocazione e di coscienza critica della comunità nel sollecitarla ed orientarla verso questa attenzione. Chiede a tutte le sue espressioni di non disperdere le forze e di convergere in questo impegno per la realizzazione del bene comune.

Oltre cosa e perché? Ogni giorno tocchiamo con mano i nostri limiti e la nostra inadeguatezza rispetto ai problemi ed alle sfide da affrontare. Per questo è importante mettere in campo tutte le nostre capacità ed i mezzi di cui disponiamo. Occorre osservare, conoscere, operare. In questa direzione ci stiamo muovendo con il  costante monitoraggio della realtà e della nostra azione. “Non solo numeri” è diventato una riflessione in questo senso con cadenza annuale.

Ma non basta.

Occorrono occhi nuovi, che sappiano andare oltre i luoghi comuni, che sappiano accogliere e comprendere povertà e miseria, facendosi carico anche delle debolezze e delle contraddizioni di chi le vive, senza avere la pretesa di aver capito, di poter giudicare, rimettendo tutto nelle mani del Signore.

Oltre significa proprio questo, essere consapevoli di doverci confrontare costantemente con la sua parola dalla quale non possiamo prescindere Ogni  esperienza di carità  ci conduce alla sorgente della carità, che è Gesù. Il Vangelo diventa davvero “vangelo della carità”. L’opera di amore per il prossimo è legata in modo indissolubile con l’esperienza di fede, di celebrazione, di ascolto e di concretizzazione della parola.

Abbiamo raccolto questa sfida confrontandoci costantemente con la Parola di Dio che ci impone continue rettifiche del nostro cammino. Anche l’incontro con il Vangelo è diventato un appuntamento annuale che proponiamo in occasione della festa di Santa Marta. Nel 2015 ci siamo misurati proprio in questa direzione con “Non solo Marta” mentre quest’anno ci siamo soffermati sull’identità di una comunità “Abbi cura di lui” con la riflessione sulla Parabola del Buon Samaritano.

Il cammino concreto di questi tre anni viene illustrato in questo piccolo percorso espositivo che abbiamo allestito.

Siamo partiti con la costituzione della Commissione Caritas con il compito di progettare ed animare la carità. Della commissione fanno parte oltre al nostro Presidente Don Giuseppe, il sottoscritto, Enrica Fasoli, Fabia Raimondi, Alberto Ghilardi, Franco Coceanig e Matteo Fiorentini.

Con la inaugurazione della sede si è individuato il segno della presenza concreta della Caritas in mezzo alla comunità, un segno che necessità giorno dopo giorno di costruire contenuti e relazioni.

Con il Regolamento abbiamo definito natura, progetti ed obiettivi che ci poniamo.

I volontari sono una straordinaria risorsa, con il crescere di questa esperienza di condivisione matura anche il valore della gratuità. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” Matteo 10, 8

Con queste risorse ci siamo calati nella realtà, la nostra presenza si è espressa attraverso

L’accoglienza – abbiamo lanciato un ponte verso l’altro

L’ascolto – mettendo al centro della nostra attenzione la sofferenza dell’altro.

Abbiamo concretizzato tutto ciò attraverso

 Sostegno Alimentare, interventi economici in situazione di estremo disagio ,  distribuzione di indumenti. E’ stato anche un modo per combattere la logica dello spreco  restituendo il valore al cibo ed agli indumenti.

Abbiamo anche individuato situazioni e soggetti di fragilità e di emarginazione sociale, attraverso la vicinanza agli anziani. Attualmente stiamo costruendo percorsi di integrazione di persone svantaggiate.

Tutto questo però non può prescindere dall’insieme e dall’oltre  che possiamo sintetizzare in uno slogan “un cuore che vede”. Uno slogan che non deve rimanere tale ma deve diventare scelta di vita. Solo se le persone vivono quello che annunciano possono coinvolgere tutta la comunità. Solo guardando i poveri con gli occhi di Gesù possiamo aiutarli e soprattutto amarli. E’ il  “ Sacramento del fratello”. “ In verità io vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”  ( Matteo 25, 31-46)

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