Madre Teresa di Calcutta sarà santa. È stato riconosciuto il secondo miracolo che riguarda un giovane brasiliano guarito in maniera inspiegabile da una patologia mortale del cervello.
LE CINQUE RIVOLUZIONI DI MADRE TERESA – di Piero Gheddo da Il Timone (gennaio 2011)
La piccola suora albanese (1910-1997) beatificata nel 2003 è il personaggio cristiano del secolo XX più conosciuto e venerato nel mondo. Rappresenta bene la rivoluzione che Cristo compie nella storia, per realizzare già in terra un anticipo del Regno di Dio, Regno di pace, di amore, di giustizia, di gioia. Le “rivoluzioni” di tipo politico usano violenza sull’uomo e creano situazioni peggiori delle precedenti. La Rivoluzione di Cristo cambia il cuore dell’uomo dall’interno, attraverso la Grazia di Dio e gli esempi dei Santi e delle comunità cristiane. Il vento dello Spirito Santo ha portata Madre Teresa a realizzare un modello di vita religiosa e cristiana oggi affascinante. In 50 anni le Missionarie della Carità sono 5.027, con giovani donne da ogni parte del mondo anche dai paesi ricchi. Cinque le sue rivoluzioni nella Chiesa e nel mondo.
1) La rivoluzione della preghiera. Le suore fanno un’ora di adorazione alla sera e pregano tre ore al giorno. Madre Teresa diceva: “Senza questo amore personale a Cristo, la nostra vita sarebbe impossibile. La nostra forza sono le ore di adorazione”. La preghiera è “fare nella nostra giornata l’esperienza di Dio e del suo amore”. Il mondo vede la preghiera come un perditempo, basta un pensierino devoto, accendere una candela. Noi tutti preghiamo, ma lei diceva: “Quanta poca preghiera c’è nella nostra preghiera”. Spesso preghiamo ripetendo formule e magari pensando ad altro.
La Madre non sapeva nulla della secolarizzazione, pregava e parlava di Dio in qualsiasi circostanza. Quando venne a Roma per ricevere il Premio Balzan nel 1980, ero presente alla sua conferenza stampa, circondata da giornalisti, fotografi, Tv. Rispose ad alcune domande e poi disse: “E adesso preghiamo. Diciamo insieme l’Ave Maria”. E recitò la preghiera in inglese, seguita con attenzione e commozione. Ha detto ad un giornalista: “Noi non siamo assistenti sociali, ma vogliamo esprimere nel mondo l’amore di Dio”. La sua persona lasciava trasparire la presenza di Dio. Quando nel 1973 Indira Gandhi le conferì il Premio Nehru, le disse: “Lei rappresenta tutto quello di cui l’India ha bisogno: un amore attivo per i più poveri”.
2) La rivoluzione dell’amore. Madre Teresa ha congiunto in modo mirabile l’amore di Dio e l’amore dell’uomo. Nell’uomo sofferente lei vedeva Cristo. L’uno non sta senza l’altro. Un giovane medico indiano le dice: “Madre io sono venuto da lei per fare il medico dei lebbrosi, per curare i lebbrosi”. La Madre gli risponde. “No, tu sei venuto per consacrare la tua vita a Dio e per amare di più Gesù Cristo. Poi andrai anche a curare i lebbrosi. Ma prima viene Dio, il resto è una conseguenza”. Lei non conosceva l’analisi marxista della società, non voleva “cambiare le strutture” e “conquistare il potere” e nemmeno fare “la lotta di classe” per ottenere giustizia. Hanno detto che la sua azione caritativa era funzionale al capitalismo; invece è diventata la più forte critica al capitalismo e all’egoismo dei ricchi. La rivoluzione cristiana è questa: l’amore di Cristo cambia il cuore dell’uomo e la società. Nel 1964 ho visitato la sua casa “Porta del Cielo” a Calcutta, vicina al tempio della dea Kalì, la dea della distruzione. C’era una ragazza magra come un chiodo nel suo lettuccio. La Madre mi diceva: “Vede, è morta da poco, ha fatto una vita tremenda nella miseria più nera. L’abbiamo raccolta per la strada e portata qui, lavata, curata, nutrita, le abbiamo voluto bene. Poco prima che morisse le abbiamo chiesto cosa potevamo ancora fare per lei e ha detto: “Vorrei avere un bel vestito a fiori”. E’ morta a vent’anni col suo bel vestitino a fiori, sorridendo alla vita”. Mi commuovo ancora perché ho pensato: “Qui c’è Dio”. Madre Teresa e le sue suore le hanno voluto bene come Dio vuole bene all’uomo e alla donna. Quella finezza dell’amore veniva da Dio. La Madre vedeva Gesù in ogni uomo, anche il più misero e ributtante. Ho capito perché il suo centrare tutto sull’amore a Cristo, l’Eucarestia, l’adorazione eucaristica.
3) Il valore redentivo della sofferenza e dei poveri. Il mondo rifiuta la sofferenza, il sacrificio. La vita è intesa come divertimento. Quando visita un ammalato, un povero, Madre Teresa non fa come noi che cerchiamo di consolarlo e di auguragli la pronta guarigione. Gli dice: “Dio ti vuole bene. La croce che tu porti è positiva per la tua vita e per la vita del mondo. Accettala con umiltà e amore dalle mani di Dio e pregarlo di dartene la forza”. La Madre ha dato valore alla sofferenza e alla povertà. Quando è venuta a Milano nel 1973 per la Giornata missionaria mondiale, una sera l’abbiamo accompagnata con un padre carmelitano a visitare i barboni del parco del Castello che dormivano sulle panchine. Il carmelitano si avvicina ad un uomo coricato, lo tocca e gli dice: “Carletto, ti ho portato un bel regalo. Madre Teresa è venuta a salutarti”. Madre Teresa gli tende la mano e gli dice: “God loves you” e il padre traduce: “La Madre dice che Dio ti vuole bene, è il tuo miglior amico”. Madre Teresa parla così: va subito ai temi di fondo della vita e tocca i cuori. Carletto si alza e dice: “Ha proprio ragione, tutti mi hanno abbandonato, Dio no, lui mi vuole bene”. La Madre tira fuori una caramella e la dona al Carletto. Lui ringrazia, la scartoccia e la mangia subito sorridendo alla Madre, che poi diceva: “I poveri sono sereni come bambini, sanno godere anche delle piccole cose. I poveri danno speranza, perchè sono la riserva di umanità di cui tutti abbiamo bisogno per la loro capacità di soffrire e di gioire. I poveri ci danno più di quanto noi diamo a loro”. Diceva alle sue suore: “Per amare i poveri dobbiamo sperimentare anche noi cosa vuol dire la povertà”. Ha dato alle Missionarie della Carità la regola di non possedere nulla: “Il nostro pericolo maggiore è di diventare ricche”. A Calcutta, un ricco indiano dice alla Madre che vuol mettere una grande somma di denaro in banca a suo nome. La Madre lo ringrazia ma gli dice che non vuole soldi in banca, perché “noi viviamo di Provvidenza”. Riceve la somma in contanti e la spende subito per nuove opere di carità. Alle suore scriveva: “La povertà deve essere sempre più la vostra gioia e la vostra forza… E’ meglio che la Congregazione muoia, se essa mitiga la sua povertà”.
4) La rivoluzione della gioia. Alle suore diceva: “Siate serene, siate piene di gioia”. La gioia che viene dalla fede. Voleva che le sue suore manifestassero nel loro sorriso la gioia di servire il Signore Gesù nei poveri. Ad una suora che usciva al mattino col volto stanco e sofferente lei dice: “Sorella, vai a riposarti, non si va tra i poveri con quella tristezza, bisogna andare con gioia”. Madre Teresa ha scritto: “Il servizio di Dio e delle anime è sempre duro. Ma il vero amore porta gioia. Un cuore gioioso è il risultato di un cuore che brucia d’amore. La gioia non solo arricchisce la nostra vita, ma è una rete d’amore con la quale potete catturare molte anime”. Nelle lettere alle sue suore si legge (aprile 1964): “La disposizione all’allegria è una delle virtù principali della suora”. Il mistero è che le suore vivono in situazioni così degradate, che dovrebbero generare pessimismo. Non solo, ma il loro lavoro non ha prospettive di soluzione, quei poveri saranno poveri anche domani. Eppure chi vede le suore di Madre Teresa lavorare vicino a poveri che vivono nella miseria e nella sporcizia, con piaghe aperte e putride, si chiede: come fanno a sorridere? Eppure sorridono e questo interroga chi le accompagna anche solo in una visita ai più poveri.
5) La rivoluzione della famiglia e la difesa della vita. La Madre diceva: “La famiglia che prega unita rimane unita… Nella famiglia l’uomo impara ad amare ed essere amato… La vera educazione viene dalla famiglia…”. L’altro punto base era la difesa della vita, la condanna dell’aborto, che Madre Teresa chiamava “omicidio”. Nel 1979 le hanno dato il Premio Nobel per la Pace e lei ha scioccato tutti quando ha detto: “Oggi l’aborto è il più grande distruttore della pace, perché se una madre può uccidere il proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me». Ha salvato e allevato migliaia di bambini che dovevano essere eliminati. Diceva: «Dateli a me, me ne prendo cura io». Questo il suo messaggio: “Tutti gli esseri umani devono essere amati e curati perché sono doni di Dio”.