Un’esperienza di incontro
Una comunità che si ritrova
La strada, il cammino verso il nuovo sono legati alla volontà di condivisione. L’incontro, gli incontri sono prima di tutto tra noi che avvertiamo il bisogno della scoperta di altre realtà. Un percorso che si snoda attraverso l’armonia di sguardi, percezioni, sensazioni, sentimenti perché diventino un patrimonio comune.
La reciprocità
Dalla necessità interiore di condivisione dobbiamo partire per costruire una comunità ricca di dialogo, di attenzione, di prossimità con tutti coloro che incontriamo nella vita di tutti i giorni. Siamo tutti chiamati a questa reciproca carità, volontari o meno.
Nella fraternità l’incontro con il Signore
Vivendo semplicemente la fraternità tra noi e con coloro che incontriamo, possiamo fare nostre le parole del vangelo di Matteo: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Non servono grandi imprese, se sappiamo fare del nostro stare insieme una vera comunione reciproca, allora possiamo avvertire la sua presenza. L’incontro tra noi diventerà anche e soprattutto l’incontro con Lui.
L’incontro con il creato
In questi giorni ci siamo accostati alla storia, all’arte, alla natura. Tutto questo ci parla e ci mette in una relazione più autentica con il creato. Un creato messo spesso a repentaglio dall’uomo, come ha denunciato chiaramente Papa Francesco nella sua enciclica “Laudato Sì”. Un’esortazione a cogliere ed apprezzare e custodire la vera autentica bellezza, nella quale è racchiuso il disegno di Dio e la speranza per l’umanità. Dostoevskij, un grande scrittore russo ha detto: “la bellezza salverà il mondo”.
L’incontro con le esperienze umane
Ci siamo imbattuti in esperienze umane nate in questi luoghi che sono state spesso straordinarie risposte alle difficoltà. Basti pensare alle città, ai monasteri, centri di vita comunitaria che ci hanno portato fuori dai secoli bui del medioevo.
L’incontro con la storia e con l’arte
Le città negli anni del saccheggio, delle distruzioni, della fuga delle istituzioni, erano quasi completamente scomparse. Dopo l’anno Mille è tutto un fermento di forze nuove, rinasce l’artigianato e il commercio. Le città riprendono vita e allargano la loro cinta muraria. Un percorso che porta alla fioritura di uno straordinario patrimonio artistico. Siena ed Arezzo ci dispiegano queste testimonianze, rimaste immutate nel tempo.
Un passato che rivive
La Giostra del Saracino è una stupenda rievocazione medievale che anima la città di Arezzo con suoni, colori e musica del medieovo. Abbiamo avuto la fortuna di assistere alla parata che precede il torneo cavalleresco. La nostra vista si è animata di presenze lontane nel tempo sorprendentemente riportate vicino a noi.
Salire per cogliere i bisogni autentici
Durante questo percorso abbiamo avuto la fortuna di salire, non solo in altitudine, ma soprattutto spiritualmente. Qui il silenzio e la natura restituiscono alla persona un equilibrio spesso alterato dalla frenesia e dal frastuono che riempiono la nostra vita. Si percepisce una serenità ed un armonia che spesso riteniamo perdute e dietro il silenzio nasce la preghiera, il bisogno di guardarci dentro, di esprimere i nostri pensieri ed i nostri autentici sentimenti. La preghiera, spesso così faticosa, diventa spontanea e ci apre all’incontro con il Signore. Una relazione spesso tormentata, se non addirittura dimenticata.
Presenze vive
La comunità monastica vive da sempre nella ricerca di Dio, nella preghiera e nel lavoro, e si apre alla condivisione con gli uomini e le donne del proprio tempo soprattutto attraverso l’ospitalità. Uno stile di vita che conduce ad un cammino di conversione, sotto la guida dello Spirito , rifuggendo da ogni idolatria, orientando la propria esistenza nel tempo alla attesa della venuta del Signore. Un incontro che ha messo fortemente in discussione le nostre priorità ed i nostri significati di vita. Si avvertono le straordinarie presenze di figure esemplari che ci indicano la strada: San Benedetto, San Romualdo, San Francesco, Santa Caterina. Presenze che si rinnovano attraverso coloro che hanno scelto di dare continuità a questa esperienza.
L’indistruttibile arte del sacro
In Casentino sono state censite 168 terrecotte invetriate dei Della Robbia in 25 località, distribuite fra 60 chiese importanti o pievi, conventi, musei, castelli. Opere che rappresentano una sintesi tra pittura e scultura e per la straordinaria resistenza nel tempo agli agenti atmosferici. Capolavori che hanno la bellezza e la forza espressiva delle opere contemporanee di altri grandi artisti. L’arte dei Della Robbia racchiude un tema biblico, che contiene in sé qualcosa di sacro e spirituale. Le figure rappresentate in queste ceramiche mutano espressione a seconda del punto d’osservazione e della direzione della luce da cui sono illuminate.
La contemporaneità: nuovi problemi e nuove risposte
Anche in questi giorni l’uomo sta vivendo un nuovo medioevo, e nuove esperienze sono nate e tentano di dare risposte a queste nuove miserie. Presso la splendida pieve romanica di Romena, che rappresentava un punto di ristoro dei pellegrini in cammino verso Roma, oggi si è formata una fraternità. Viene proposta una sosta per ritemprarsi dalle fragilità e dalle fatiche nel silenzio. Una pausa salutare per riallacciare i rapporti con la nostra autenticità in uno scenario di incantevole bellezza.
Così lontani, così vicini
Il mondo attuale sta vivendo il grande dramma dei profughi, un fenomeno complesso e difficile che ha radici lontane. Al pellegrinaggio hanno partecipato due ragazzi , Godfrey e Christopher, ospiti della Nostra Caritas Diocesana. E’ stato un invito a riflettere ed a prendere consapevolezza di questo fenomeno, senza i giudizi ed i pregiudizi dei luoghi comuni che imperversano dappertutto. Un incontro che ci ha permesso di vedere cosa e soprattutto chi si cela dietro a tutto ciò. Soprattutto a non separare i problemi dagli esseri umani che vi sono coinvolti, a saper vedere i volti e persone, a cogliere i loro drammi, i loro sentimenti.
Conoscere per capire
Stare alla finestra osservando con indifferenza, o peggio, con ostilità il fenomeno dei migranti senza chiedere ragione, soprattutto alle nostre coscienze, alimenta la paura. Si ha paura di tutto quanto non si conosce e quindi non si comprende. Dietro la paura si nascondono i peggiori stati d’animo che trovano posto nell’essere umano quali l’odio ed il disprezzo. Molti Stati nella storia passata e più recente hanno propagandato l’altro come il nemico da combattere, ponendo così le basi per le più gravi sciagure vissute dall’umanità. Per questo è necessario prima di tutto conoscere. La conoscenza è l’opposto del pregiudizio.
L’incontro con in Signore attraverso lo sguardo sul dolore del fratello
Come cristiani siamo chiamati ad una riflessione ed ad una presa di posizione che sposta l’attenzione verso noi stessi, nei confronti della nostra identità di fede. Una identità che ci chiede di recuperare un diverso sguardo, uno sguardo che deve andare oltre il fastidio di un grave problema, ma che deve saper cogliere la presenza del fratello. In questo Pellegrinaggio abbiamo incontrato il il Signore anche attraverso Godfrey e Christopher. Entrambi sono fuggiti dalla loro terra, la Nigeria, in cui hanno subito, in quanto cristiani, le atrocità di Boko Haran che ha ucciso i loro familiari. Hanno affrontato un viaggio disumano prima di approdare in Italia . Il Signore ci ha affidato le vicissitudini emerse dalla loro toccante testimonianza perché sappiamo farle nostre e perché possiamo essere Suo strumento per aprire loro le braccia. Un momento che è servito a toglierli definitivamente dall’anonimato, ora hanno un nome, una storia da consegnarci, una vicinanza da chiederci.