La XVI Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana si è conclusa nel segno della gioia, della fiducia e della speranza. Sono stati giorni di grazia, in cui abbiamo sentito l’affetto paterno del Papa, dei vescovi e della Chiesa tutta, e abbiamo avvertito la simpatia dell’Italia intera, di credenti e non credenti, per la nostra associazione. L’Azione Cattolica, con i suoi 150 anni di storia, è parte significativa della memoria collettiva del passato, vive i fermenti del presente, contribuisce a costruire il futuro del Paese.
È quindi alla Chiesa tutta, e al Paese intero, che ci rivolgiamo al termine di questa Assemblea nazionale. Non con un appello che impegna altri a fare, ma con una promessa che impegna noi stessi. La promessa di restare pienamente innervati nel cuore dei nostri territori, nella vita delle parrocchie, soprattutto nella vita concreta delle persone che camminano con noi in questa parabola complessa ma affascinante della storia. «Voglio un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita», ci ha detto Papa Francesco. Con questo stile popolare desideriamo aiutare le nostre Chiese locali a prendere sul serio l’Evangelii gaudium, per tradurla in concreto in ciascun contesto. In questo percorso cammineremo in comunione con i nostri pastori e con tutto il popolo di Dio perché, come ci ha ricordato ancora Papa Francesco, «il carisma dell’Azione Cattolica è il carisma della stessa Chiesa incarnata profondamente nell’oggi e nel qui di ogni Chiesa diocesana […] a partire dalle diverse realtà parrocchiali».
Tra la gente, con la gente, per la gente, dalla gente. Sapendo che ciò che abbiamo da imparare è più di ciò che abbiamo da dare. Ed è tra l’altro questo uno dei segreti dell’educare, opera primaria dell’associazione che qui abbiamo confermato e rilanciato. Un educare che ha il punto di partenza nell’accoglienza, nell’ascolto, nel desiderio di camminare e crescere insieme come cristiani e cittadini. Promettiamo alla Chiesa e al Paese di offrire a ogni parrocchia, nei borghi, nelle periferie, nei grandi centri urbani, gesti concreti e ordinari di vicinanza umana. Promettiamo di mettere le relazioni, gli incontri e l’Incontro dinanzi a ogni tentazione di funzionalismo pastorale o burocrazia ecclesiale. Ci impegniamo perciò a formare donne e uomini, ragazzi, giovani e adulti, educatori e responsabili dalla solida umanità, missionari e «profeti del quotidiano», capaci di partire dagli ultimi, dai dimenticati, dalle persone sole.
Promettiamo infine di non tenere per noi il bello e il buono dell’esperienza associativa. La democrazia che viviamo in Ac, la corresponsabilità e la condivisione nel lavorare insieme, la gratuità del servizio possono essere uno stimolo per le istituzioni e la politica a trovare risposte autentiche alle tante questioni che il nostro tempo ci pone. Questo Paese ha bisogno di più democrazia e spazi di partecipazione. Ha bisogno di dedizione per il bene comune, che prevalga sugli interessi individuali. Ci impegniamo per ricucire un’Italia lacerata da tante divisioni. Il nostro impegno è prima di tutto personale, verso tutte le donne e gli uomini del nostro tempo. Come ha detto il presidente Truffelli, vogliamo essere vicini a ciascuna persona, specialmente nei momenti in cui è più facile sentire la fragilità: «Di fronte alla malattia e alla morte; di fronte alla perdita del lavoro o alla frustrazione di non trovarne uno; ma anche davanti alla nascita di un figlio, alla costruzione di una nuova famiglia o alla sua crisi, e così via. A noi è chiesto di accompagnarci, custodirci e sostenerci in questi passaggi, ci è chiesto di farci carico della vita di ciascuno». Così il nostro impegno si fa comunitario: vogliamo abitare i luoghi della vita sociale e civile del Paese, e per questo accogliamo l’invito dei Vescovi italiani a esercitare il discernimento come «quel processo che porta a riconoscere il bene e induce a ‘prendere parte’, a non cercare il quieto vivere e il conforto dell’abitudine, a non essere spettatori ma corresponsabili del bene comune, decidendo “che cosa fare”, qui e ora».
Un pensiero conclusivo, al termine dell’Assemblea nazionale, lo rivolgiamo ai fratelli e alle sorelle, agli adulti, ai giovani e ai bambini di ogni nazionalità e di ogni religione che ogni giorno rischiano la vita nel Mediterraneo. Questi cinque giorni sono iniziati con la consegna al Papa di una Bibbia trovata sul fondo di un barcone. Si concludono, così desideriamo, con la consegna evangelica della misericordia a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. La «misericordia attiva» che ci dà la forza di accettare i nostri limiti e metterci sempre in ascolto del Signore come discepoli-missionari. Così potremo rispondere all’invito caloroso che Papa Francesco ha rivolto all’intera associazione, riunita in piazza san Pietro: «Cari ragazzi, giovani e adulti di Azione Cattolica: andate, raggiungete tutte le periferie! Andate, e là siate Chiesa, con la forza dello Spirito Santo».