Ecco il video del solenne pontificale che il vescovo Lafranconi ha presieduto in Cattedrale giovedì 13 novembre in occasione della solennità di sant’Omobono, patrono della città e della diocesi di Cremona.
La trasmissione è stata curata dal centro di produzione televisivo diocesano.
Il video inizia con uno stralcio del film su sant’Omobono, l’arrivo in Duomo della delegazione dell’Amministrazione comunale e l’omaggio dei ceri nella cripta dove sono conservate le spoglie del Patrono.
Pubblichiamo di seguito la sintesi dell’omelia del Vescovo (fonte www.diocesidicremona.it)
«La festa di Sant’Omobono – ha esordito il vescovo Dante nell’omelia – si abbina anche al ricordo del 50° della mia ordinazione sacerdotale. Grazie a tutti voi, alle autorità qui presenti, ai sacerdoti, a tutti i fedeli perché attraverso le parole del vicario generale vi sento profondamente uniti e me nel ringraziare il Signore per il dono del presbiterato ma anche nel chiedere che il mio cammino concreto per diventare santo non venga mai meno lungo i giorni della mia vita».
L’attenzione del presule si è poi spostata sulla famiglia: «Non so se Omobono conoscesse la teologia del matrimonio che è così bella e ricca, ma certamente egli sapeva che il Vangelo gli chiedeva di essere uno sposo fedele, un padre attento all’educazione dei figli e un lavoratore onesto. Queste condizioni le ha tradotte nella sua vita anche quando qualche incomprensione si era fatta evidente a causa della sua conversione». Il celebrante ha ricordato infatti il disappunto della moglie perché egli guadagnava meno soldi, portava a casa i poveri, creava disagi: «La convinzione di rispondere al Vangelo in maniera radicale passa anche attraverso esperienze di incomprensione anche nei rapporti più stretti».
Mons. Lafranconi alzando gli occhi sulla numerosa assemblea ha chiesto a bruciapelo: «Nelle nostre famiglie c’è ancora questo riferimento a Dio? Si prega insieme? Vorrei chiedere a Sant’Omobono questa grazia: far crescere in tutte le famiglie la consapevolezza di essere piccole chiese domestiche. Cosa può servire un cammino di iniziazione cristiana dove si parla di preghiera e di Dio a dei ragazzi che in famiglia non sentono mai discutere di questi argomenti?».
E se Omobono insegnava ai figli a pregare e ad affidarsi a Dio, trasmetteva loro anche l’amore per i poveri e i perseguitati: «Nelle nostre case – ha proseguito – è ancora presente l’educazione alla carità, l’attenzione verso i poveri? Stiamo diventando così egoisti! Così preoccupati di difendere o migliorare i nostri diritti senza tener conto di chi ci sta intorno». E ancora una domanda provocatoria: «Nelle nostre case parliamo della tragica situazione non solo dei profughi che arrivano nella nostra terra, ma anche di tutti i profughi costretti a fuggire dall’Iraq o dalla Siria a motivo della loro fede cristiana?».
Nella seconda parte della sua omelia mons. Lafranconi ha evidenziato il rapporto stretto che Omobono aveva con il suo parroco, il prete Osberto, della chiesa di San Egidio: gli fu direttore spirituale e confessore per oltre vent’anni! Citando il Concilio Vaticano II il Vescovo ha ricordato che i laici non devono aspettarsi dai presbiteri le soluzioni a problemi temporali, ma luce e forza spirituale per la formazione di una coscienza veramente cristiana: «Sulla base di questa coscienza sarà possibile inscrivere la legge divina nella vita della città terrena».
«Nell’ambito di questo servizio del sacerdote alla formazione delle coscienze – ha chiarito – sento il dovere di richiamare l’attenzione di tutti, ma soprattutto di chi è cristiano, perché si eviti di indebolire ulteriormente la famiglia creando nuove figure che finiscono per scalzare culturalmente e socialmente questo nucleo portante della persona e della società».
Citando quindi un brano della Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II, mons. Lafranconi ha spiegato che quando un sacerdote aiuta una famiglia a vivere pienamente la propria vocazione contemporaneamente aiuta se stesso a rafforzare la propria chiamata: «A questo proposito vorrei ringraziare tutte le famiglie che mi hanno aiutato a vivere la mia vocazione sacerdotale. Ne ho davanti una infinità, a partire dalla mia di origine. Quante volte il loro esempio, la loro parola, il loro affetto e la loro accoglienza mi hanno fatto sentire la bellezza della mia vocazione e che non era vano il lavoro che stavo facendo nonostante i risultati tardassero ad arrivare».
E dopo aver letto un passo della prolusione del card. Bagnasco all’assemblea straordinaria della Cei dedicata proprio alle famiglie italiane, il presule ha così concluso: «Affidiamo all’intercessione di Sant’Omobono tutte le famiglie e i sacerdoti perché insieme edifichino una Chiesa e una società in cui il senso della giustizia, la forza della carità e il sostegno della speranza diventino criterio di vita e animazione delle scelte straordinarie e ordinarie, anche quelle più quotidiane».