Anche da lontano sono arrivati a Cremona e già organizzati per distruggere, picchiare, aggredire. È stato un atto premeditato. Come scrive Don Enrico Trevisi: “La violenza e la vendetta vanno condannate e bandite. Chi ne è artefice mostra una drammatica povertà umana, dichiara un vuoto di valori, un pauroso deficit di umanità. Che uomo sei se ti camuffi e usi delle spranghe? Sei un uomo pieno di contraddizioni, un uomo che non sa prendere la parola per interloquire ma che conosce solo la rabbia, dunque un uomo che non sa controllare se stesso.
Qualche commentatore dopo gli atti terroristici di matrice islamica a Parigi aveva istituito la connessione violenza-religione, violenza-monoteismo: subito la storia smentisce mostrando come le ideologie di destra e di sinistra sono matrice di violenza.
Purtroppo la violenza usa e strumentalizza anche le religioni… ma ha ben altre radici su cui essere vigili e accorti. Facile attribuire la colpa sempre agli altri e intanto nel nostro cuore rischia di attecchire risentimento, invidia, spirito di vendetta, violenza: basti pensare alla litigiosità strisciante che talvolta ammalia i giovani, scoppia fin dentro le famiglie, esaspera i rapporti di vicinato, si nasconde dietro bandiere e striscioni, crea barriere tra etnie e popoli…”
Sabato e domenica, mentre a Cremona si scatenava la violenza, nell’oratorio di Mozzanica, altri giovani, sacerdoti e laici, preferivano la libertà del bene alla schiavitù dell’odio, educavano i fratelli più piccoli a seguire gli insegnamenti del Vangelo, parlavano di don Bosco, testimoniavano l’amore per Gesù Cristo e si prendevano cura del prossimo.
Di loro i telegiornali non parlano… noi invece ne parliamo! Continueremo a sostenerli con la preghiera, ad incoraggiarli e a dir loro grazie per il costante impegno al servizio della comunità.
La violenza non può sottrarci la libertà di scegliere il bene e di essere, secondo le Beatitudini, affamati di giustizia ed operatori di pace.