Come don Dario e Papa Francesco: il primo, parroco di Sant’Alfonso de’ Liguori a Roma, che invita il secondo, Vescovo di Roma, ad assistere al presepe vivente inscenato in Parrocchia. Tre giorni di tempo, non molto in verità, per organizzare tutto: costumi, ambientazioni, figuranti ed accoglienza.
Papa Bergoglio arriva, la folla lo acclama esultante, e con un agnellino sulle spalle benedice la Sacra Rappresentazione; è entusiasta, contentissimo, e prima di congedarsi dice a don Dario: “Tu sei matto ma questa pazzia piace a Dio. E’ stata una visita bellissima, continua così, non scoraggiarti!“
L’imprevisto Mozzanichese, invece, il primo del 2014, forse un po’ meno nobile ma pur sempre imprevisto, si chiama pioggia. Ma nessuno si scoraggia, anzi: maniche rimboccate, come si sa far bene da queste parti, e via a ricostruire l’intero presepe in spazi più stretti, comunque confortevoli, in Oratorio.
Il risultato? Una scenografia degna della prima rappresentazione -che si ricordi ad umana memoria- della Natività, opera di San Francesco d’Assisi nel borgo di Greccio, presso Rieti, anno 1223.
Una vera occasione per mostrare gli antichi mestieri dei nostri luoghi, di ammirare lo splendore di costumi ed ambientazioni, di rivivere le vicende accadute in Terra Santa -un “terremoto” per l’umanità- a quel tempo.
E ancora: un motivo in più per stare insieme, vivere la Comunità, pregare all’unisono -non importano razza, credo e colore- così come ci è venuto ad insegnare quel Bambino, i Re dei Giudei, più di duemila anni fa.
Complimenti a tutti, auguri!