Perché il Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC) non ha scioperato? Tanti ci hanno fatto questa domanda. “Se non scioperate condividete la ‘Buona scuola’?”; “E siete contro gli insegnanti che hanno manifestato?”. No, gli studenti di AC ieri non hanno scioperato. Ma non riduciamo tutto a semplificazioni. Proviamo a chiarire la nostra scelta in tre punti.
1. Per prima cosa, occorre chiarire la differenza tra sciopero studentesco e sciopero dei lavoratori. Il MSAC è contrario allo sciopero studentesco perché pensiamo che la scuola non sia per noi studenti l’equivalente di un lavoro. È invece il luogo della nostra crescita e formazione. E con che faccia pretendiamo il diritto allo studio, se poi siamo i primi a non esercitarlo? Lo diciamo sempre, quando in autunno si ripete lo stanco rito delle occupazioni e dei cortei. Gli studenti hanno invece tante modalità per esprimere il loro dissenso nella scuola, forme di mobilitazione che non ricalcano passivamente il diritto di sciopero dei lavoratori. Noi scegliamo per esempio di animare le assemblee, dentro e fuori l’orario scolastico. Per questo rispettiamo pienamente lo sciopero dei lavoratori, ma riteniamo che non andare a scuola sia una forma di protesta che non appartiene (salvo in casi eccezionali, quali gravi pericoli per gli edifici scolastici) agli studenti.
2. Siamo critici, lo abbiamo detto più volte, sul disegno di legge “Buona scuola”. I nostri circoli, nel “Manifesto della buona scuola” scritto durante la consultazione, si sono espressi per un intervento più ambizioso che incidesse su aspetti strutturali del sistema (cicli, programmi, valutazione…). Il governo ha deciso di procedere a un riordinamento dell’autonomia, e ne abbiamo sottolineato le carenze a nostro avviso più esplicite: la mancanza di interventi tempestivi sul diritto allo studio; il rischio di una governance accentrata che reprima la partecipazione; la necessità di prevedere risorse certe e continuative alle scuole; il pericolo di allargare le diseguaglianze; un eccessivo addensamento dei curricoli. Ci riconosciamo nell’appello “La scuola che cambia il Paese”, che abbiamo contribuito a scrivere. Crediamo che un cambiamento sia necessario e non vada ostacolato, e la spesa di tre miliardi in istruzione può essere un buon inizio. Ma pensiamo che il testo presentato dal governo necessiti di correttivi, e siamo impegnati attivamente con gli strumenti a nostra disposizione affinché venga modificato.
3. Per noi del MSAC, il protagonismo degli studenti si esprime abitando le scuole, non esultando per la loro chiusura. Le nostre scuole, al momento, non sono le palestre di partecipazione che sogniamo. Manca la trasmissione delle competenze fondamentali di cittadinanza, manca la spinta a prendersi cura degli spazi di democrazia. La prima responsabilità è sicuramente della politica, che negli anni ha disinvestito sulla scuola appiattendo l’offerta formativa; e bisogna dare merito all’iniziativa di tanti docenti singoli che ancora ravvivano e promuovono processi di partecipazione. Ma anche noi studenti abbiamo delle responsabilità, se è vero che le assemblee di classe sono spesso vissute come “ore buche”, e le assemblee d’istituto un pretesto per giornate di vacanza. Sono o non sono esperienze quotidiane nelle nostre scuole? La scelta dei ragazzi del MSAC, che risponde alla vocazione educativa della nostra associazione, è dunque di stare nelle scuole con la piena consapevolezza dei nostri diritti e dei nostri doveri. E questo passa anche per vivere con consapevolezza una giornata di “sciopero generale”, sfruttando il tempo scolastico per fare informazione e dibattito sulla riforma. Tanti studenti di AC ieri si sono messi in gioco, in tutta Italia, con entusiasmo e coraggio. Noi siamo sicuri che è solo il primo passo. La “buona scuola” ha bisogno del protagonismo serio, determinato e responsabile di noi studenti.
di Gioele Anni e Adelaide Iacobelli Segretari nazionali del MSAC