SACRO EREMO DI CAMALDOLI (AREZZO – TOSCANA)
da domenica 18 a sabato 24 agosto 2013
LA PROPOSTA
Una settimana di vita d’insieme tra noi e con i MONACI per condividere gli elementi fondamentali della spiritualità monastica che la comunità vive attraverso un approccio spirituale / sapienziale alla Parola di Dio propria della tradizione monastica, il tutto nell’incanto della meravigliosa foresta del Casentino
In questa prospettiva la settimana è un’esperienza che rimanda all’importanza della conoscenza della Scrittura e dell’ascolto della parola di Dio per tutti i cristiani, secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II.
LA STORIA E LO SPIRITO DI CAMALDOLI
La storia di Camaldoli ha origini molto lontane: erano gli albori del famoso anno Mille quando San Romualdo, in età ormai avanzata e noto alle cronache per la riforma che aveva coinvolto tutta l’esperienza benedettina, giunse in una radura, detta Campo di Maldolo, nell’attuale provincia di Arezzo, deciso a fondarvi un eremo, erigendovi le prime cinque celle e un oratorio dedicato al Santo Salvatore Trasfigurato.
Nel tempo questo primo nucleo venne ampliato, ma la chiesa, più volte ricostruita e riconsacrata, mantenne sempre la sua posizione centrale, a dimostrazione dell’importanza della preghiera nella vita monastica. Dal piazzale ad essa antistante si accede alla cella di Romualdo, dove il santo visse per due anni, l’unica ad essere sempre visitabile. La sua struttura, modello per le altre costruzioni, è ad un solo piano, a forma di chiocciola, al centro della quale, nella parte più calda, trova spazio la camera dell’eremita. Le venti celle, dette anche lavre nella tradizione orientale, sono disposte su file di cinque. Al termine del viale centrale da esse formato vi è una piccola chiesa, in stile romanico, chiamata Cappella del Papa perché venne fatta costruire dal Cardinale salito al soglio pontificio con il nome di Gregorio IX.
Allora come oggi la strada per accedere all’intero complesso si trova immersa in una vasta foresta, ora Parco Nazionale, della quale i monaci si presero fin da subito cura con estrema competenza, arricchendola, ogni anno, di migliaia di abeti. In questo luogo suggestivo la comunità monastica apre le sue porte a chiunque desideri condividere la loro esperienza, sintetizzata dal motto “Ego vobis, vos mihi” (io a voi, voi a me), offrendo a tutti ospitalità nelle più diverse forme.
Ci sono stata l’hanno scorso. Bellissimo! Si respira pace