Vedi qui il video dell’incontro-conferenza del 25 gennaio dal titolo Educazione e media digitali. Trasformazioni culturali e opportunità educative. Erano presenti in collegamento il prof. Pier Cesare Rivoltella, direttore del Cremit, e Barbara Gentile, psicologa.
I social network non sono il male. Sui social può capitare il male perché dietro ci sono anche persone che fanno il male. I bambini non possono avere accesso libero a uno smartphone, perché il web è pieno di contenuti non adatti a loro. I genitori, dal canto loro, dovrebbero conoscere i social per comprenderne possibilità e pericoli. La presenza fisica è insostituibile. Vedersi, incontrarsi e stare insieme è fondamentale per i più piccoli. Un bambino non ha bisogno di creare relazioni sui social network, mentre per gli adolescenti, se c’è un utilizzo ragionato e supportato da buone intenzioni, Internet può avere risvolti positivi. D’altra parte, il web è stato utilissimo proprio negli ultimi mesi quando, a causa del coronavirus, molte parrocchie hanno trasferito in rete catechesi e iniziative pastorali, creando opportunità per mantenere i contatti e continuare a sentirsi comunità. Abbiamo talmente bisogno di relazione che a volte è sufficiente anche soltanto la condivisione di una fotografia, di un pensiero, di una frase per sentirsi meglio. Attraverso i social arrivano e si mantengono contatti, passano iniziative importanti, passano valori. E può passare sicuramente anche il Vangelo. Il mondo della comunicazione è pervaso dalla realtà, ed è immerso in questo mondo anche chi gioca all’oratorio o siede tra i banchi delle nostre chiese. Con il web abbiamo l’immensa possibilità di comunicare il messaggio che infiamma i nostri cuori attraverso canali efficaci. Possiamo essere lievito anche lì. Il Vangelo non ha paura dei social network!