Con l’avvicinarsi della scorsa Pasqua si è percepito in tutta la sua intensità il desiderio di poter tornare a Messa. Poi, però, non è stato concesso di poter celebrare i riti della Settimana Santa con il popolo e nemmeno con la presenza di almeno una rappresentanza dei fedeli. Questo non ha spento il desiderio dei fedeli di tornare a vivere l’Eucaristia. Per molti è stato davvero lacerante venir privati per mesi della Comunione. Appena si è aperta la possibilità di riammettere i fedeli alle Celebrazioni Liturgiche, si è subito toccata con mano la gioia di molti credenti, ma si sono anche sviluppate due preoccupazioni nei parroci: riuscire a rispettare le norme sanitarie e garantire i posti in chiesa per accogliere il maggior numero possibile di fedeli. Infatti, il distanziamento che prevede che vi sia almeno un metro tra le persone, riduceva drasticamente il numero di partecipanti alle Messe. Inoltre, anche nelle chiese più capienti, il numero massimo era comunque limitato a duecento persone. Per ovviare, molte Parrocchie hanno moltiplicato le Messe, altre hanno organizzato Celebrazioni all’aperto. Per evitare il rischio di dover respingere dei fedeli, diversi Sacerdoti hanno organizzato un sistema di prenotazione, un modo per avere il posto assicurato. Compiuto tutto questo sforzo, nella realtà dei fatti, la ressa per entrare in chiesa non c’è stata. La prima Domenica in cui si è potuto ritornare a Messa, ha visto una scarsa partecipazione dei fedeli. Paura ancora viva del contagio? Preoccupazione di non trovare posto? Comodità di seguire ancora la Messa in televisione o sui social? Difficile rispondere. Di sicuro, il desiderio della Messa che è stato percepito, non ha poi corrisposto con il desiderio reale.
Col passare delle settimane e dei mesi, la presenza all’Eucaristia rimane inesorabilmente bassa. Anche dove le chiese sono piene, in realtà la presenza dei fedeli rimane molto meno della metà di quanto avveniva prima della pandemia. Le chiese possono apparire zeppe solo perché il metro di distanziamento, diluisce i fedeli su tutto l’edificio sacro. Anzi, con l’estate il calo di presenze è stato ancora maggiore, nonostante molti non abbiano potuto andare in ferie come gli altri anni.
A questo punto occorre domandarsi il perché di tutto questo. Sicuramente la non giovane età di chi frequenta le nostre chiese e il fastidio della mascherina sono una delle cause. Ma forse queste sono una causa che ci deve ulteriormente impensierire. Forse, nella realtà, i nostri fedeli percepiscono che la Messa è importante, ma non sentono più che la Messa è essenziale, imprescindibile. Ci si è abituati a percepire la Celebrazione Eucaristica come una delle forme di preghiera possibili, come il momento in cui la comunità si ritrova intorno all’Altare, come un momento da dare a Dio quando te la senti, ma si è persa la certezza che la Messa è il Sacrificio di Cristo in Croce. Appunto, qualcosa di essenziale ed imprescindibile. Appunto, qualcosa, o Qualcuno, che ti salva. Solo con questa fede si comprendono i primi cristiani, quando rischiavano la vita per l’Eucaristia domenicale. Con questa fede si può percepire ciò che spinge ancora oggi molti cristiani a percorrere a piedi tanti chilometri pur di vivere la Messa, oppure ciò che dà la forza a persone segnate dalla malattia di trascinarsi fino in chiesa.
Se la Messa è una preghiera come le altre, posso eventualmente sostituirla con il Rosario o con la Liturgia delle Ore. Posso pregare la Messa in casa mia, guardandola in televisione, magari mentre stiro o mentre mangio, in pigiama o con le infradito. Invece l’Eucaristia è ben altro. L’Eucaristia è il Calvario che ti raggiunge. Andare a Messa significa letteralmente piantare i propri piedi sotto la Croce sulla roccia del Golgota. Partecipare alla Messa significa essere presenti, assistere all’immolazione del Signore Gesù che ti raggiunge e ti salva. Immaginare Maria che resta in casa mentre suo Figlio è in Croce o immaginare Giovanni l’apostolo assistere al dolore del suo Maestro dagli spalti delle mura di Gerusalemme è francamente deludente.
Le attuali assenze all’Eucaristia, diciamocelo, corrispondono ad una assenza di fede. Forse le panche vuote dovrebbero interpellare i Pastori su come hanno educato la fede del popolo di Dio verso l’Eucaristia […]
Oggi contiamo i posti vuoti nelle chiese. Ma non dimentichiamo che molti Parroci iniziano anche a contare i posti vuoti in presbiterio. Infatti, diversi ragazzi, principalmente preadolescenti, si stanno già togliendo dai gruppi dei Chierichetti. Fons et culmen, così il Vaticano II definisce la Liturgia. È il momento di crederci davvero e di agire di conseguenza.