AC festeggia il beato Pier Giorgio Frassati

 

 

L’Azione Cattolica Italiana, insieme a tutta la Chiesa, il 4 luglio festeggia il beato Pier Giorgio Frassati proclamato beato da papa  Giovanni Paolo II il 20 maggio 1990.

“Il suo modello di vita, in relazione alle generazioni successive, e anche alla nostra, è una sorta di grande speranza. Guardando le varie immagini che mostrano la sua vita, ritroviamo noi stessi, o almeno un appello rivolto a noi, alla nostra generazione: in tutto scorgeva Dio. Osservate come era l’uomo dalle otto Beatitudini. Ogni uomo delle otto Beatitudini è la salvezza del mondo, di tutto il mondo.” (Giovanni Paolo II – Cracovia, 27 marzo 1977)

 

“Il santo giovane e dei giovani” che seppe mostrare al mondo il “mistero della gioia cristiana” – come ha ricordato Benedetto XVI nel suo messaggio per la XXVII Gmg

 

Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901 in una famiglia della borghesia di origine biellese: il padre avvocato Alfredo, fondatore e direttore del quotidiano “La Stampa”, senatore nel 1913 e ambasciatore d’Italia a Berlino nel 1921-1922; la mamma, Adelaide Ametis, appassionata e affermata pittrice. Ha una sorella, Luciana, più giovane di un anno, inseparabile compagna di giochi e di studio. Frequenta il liceo “Massimo d’Azeglio” e l’ “istituto sociale” retto dai Padri Gesuiti: qui si accosta alla pratica della Comunione quotidiana che mantiene per tutta la vita. Nel 1918 si iscrive al Politecnico di Torino nel corso di Ingegneria Meccanica con specializzazione mineraria al fine di dedicarsi a “Cristo tra i minatori”. Fa parte del circolo FUCI “Cesare Baldo” e del circolo “Militates Mariae” della Gioventù di Azione Cattolica della parrocchia della Crocetta. Si iscrive ad associazioni religiose: Apostolato della preghiera, Associazione dei giovani adoratori notturni, Congregazione mariana. Si prodiga nell’assistenza ai bisognosi partecipando alle Conferenze di San Vincenzo. E’ tra i principali sostenitori di “Pax Romana”. Dal 1920 milita nel Partito Popolare Italiano. Nel 1922 entra nel Terz’Ordine domenicano assumendo il nome di Fra’Girolamo. Illimitata è la sua attenzione alle necessità degli altri, in particolare dei poveri e dei malati, ai quali dona tempo, energie, la vita stessa. Due mesi prima della laurea la sua esuberante giovinezza viene stroncata da una poliomielite fulminante contratta molto probabilmente nell’assistere i poveri.

 

Muore a Torino il 4 luglio 1925: una vita breve ma intensamente vigilante ed operosa, tutta nell’amore di Dio e del prossimo.

 

Nei pochi anni della sua vita terrena, Pier Giorgio Frassati è stato giovane della “Gioventù Cattolica”, ramo maschile dell’A.C. dell’epoca, sempre generoso nel suo servizio e appassionato agli ultimi. Una vita, la sua, che è stata esortazione a “lasciarsi coinvolgere”, a ripudiare l’indifferenza e l’isolamento, esempio forte per questi nostri tempi che vedono soprattutto le giovani generazioni minacciate dall’insicurezza, dall’opacità del disinteresse per il bene comune e dall’apatia. Pier Giorgio aveva questa capacità straordinaria di darsi completamente, in ogni ambito di vita, a cominciare dalla vita spirituale. Egli metteva al centro l’eucaristia quotidiana e si accostava alla Parola di Dio direttamente, senza intermediari, facendone la vera principale fonte della propria spiritualità.

Ricordarlo nel giorno della sua morte, vuol dire anche pensare, in questo periodo ricco di campi scuola, alla sua grande passione per la montagna.

 

Frassati verso l'alto

“Montagne, montagne, montagne, io vi amo”.

Questa dichiarazione d’amore, così profondamente semplice e intensa, è propria del giovane torinese che “sentiva la montagna come una cosa grande, un mezzo di elevazione dello spirito, una palestra dove si tempra l’anima e il corpo”. In tutto il suo agire, e perciò anche nell’aspro fascino dei monti, Pier Giorgio ha sempre ben palesato la quotidiana ricerca di Dio: “Ogni giorno m’innamoro sempre più delle montagne – scriveva ad un amico – e vorrei, se i miei studi me lo permettessero, passare intere giornate sui monti a contemplare in quell’aria pura la Grandezza del Creatore”. Pier Giorgio Frassati, atleta dello spirito sia in montagna, sia in città, profondeva le stesse energie: nello studio, nel servizio ai poveri, nell’impegno sociale, associativo, comunitario, e nei momenti ricreativi con gli amici durante le frequenti gite in montagna. In tutti questi frangenti Frassati era missionario: desiderava far capire a tutti che c’è qualcosa di più importante a cui aspirare: l’adesione totale a Cristo. Straordinario nell’ordinario!

«Che cosa sarebbe la fede se non la rivestissimo di carità?». Questa frase fu sentita pronunciare da Pier Giorgio Frassati rivolto a un amico. A dimostrazione di come fede e carità costituissero per il beato torinese un binomio inscindibile, un duplice pilastro su cui la sua missione si realizzava quotidianamente in ogni relazione che instaurava con i suoi coetanei e soprattutto con ogni categoria di persone bisognose, inclusi i bambini, i malati e gli anziani. Ed era la sua una carità che traeva forza dalla preghiera, da un’intimità con il Signore i cui segni esteriori erano la recita quotidiana del rosario, la partecipazione alla Santa messa, l’adorazione eucaristica. La sua attenzione per gli ultimi aveva le sue radici nella fede: «Gesù mi fa visita con la Comunione ogni mattina ed io gliela restituisco nel modo misero che posso: visitando i suoi poveri».
La carità di Per Giorgio non era costituita da gesti sporadici o superficiali o straordinari, limitati alla distribuzione di elemosine, ma era caratterizzata dall’ordinarietà, da una prassi quotidiana. Capitava che facesse a piedi il percorso per tornare a casa, perché aveva donato i soldi del biglietto del tram a un bisognoso, che lo si vedesse camminare scalzo o senza soprabito, per aver dato le sue scarpe o il cappotto a un povero.
In punto di morte il suo ultimo pensiero fu per una persona bisognosa: diede a un amico un biglietto pro-memoria su cui aveva scritto con mano mal ferma alcune raccomandazioni per beneficarla.

Frassati montagna

Così si esprimeva con gli amici, parlando degli ultimi: «Il prossimo ha bisogno di noi e noi dobbiamo essere al suo servizio, in qualunque giorno»; «Il vero bene deve essere fatto inavvertitamente, poco a poco, quotidianamente, confidenzialmente».

Questo era lo stile di Pier Giorgio Frassati. Questa era la sua missione.
Pier Giorgio sentiva una particolare predilezione per quelle persone che vivevano nel disagio. In quei frangenti la sua sensibilità umana e la sua generosità traboccavano di un profondo spirito di carità. E i primi a beneficiarne erano i suoi stessi familiari, i suoi amici, verso cui la delicatezza del suo animo corrispondeva sempre sentimenti di rispetto e di riguardo.

Quando Pier Giorgio andava a fare le sue visite come confratello della San Vincenzo usava dire che lo faceva «per far conquiste», andando alla scoperta di nuovi casi di disagio e di povertà da risanare.
Egli soccorreva il prossimo con discrezione, delicatezza, sensibilità, facendo in modo che nessuno si sentisse umiliato o mortificato. I suoi doni erano sempre accompagnati da sguardi pieni di serenità, simpatia e comprensione, sorridenti e calorosi.

La sua carità non era semplice beneficenza, ma era sostenuta da profonde istanze di giustizia sociale. Nel suo apostolato missionario non faceva mai mancare, oltre al sostegno materiale, parole di conforto ispirate al Vangelo. Non si limitava a fare solo dell’elemosina, ma si impegnava a cercare per chi era nel bisogno un’occupazione, un alloggio, un vestito, una medicina allo scopo di restituire dignità, salute, decoro, ed invitava i poveri, nel contempo, ad avere fiducia nella Provvidenza, a pregare, ad andare a Messa. I suoi gesti, le sue parole, i suoi sguardi erano, per quelle persone indigenti, un antidoto contro la disperazione.

Frequenti erano le visite del giovane Frassati alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, al Cottolengo, tanto che un giorno fu udito dire: «Una visita al Cottolengo farebbe bene a tutti gli uomini. Attraverso il Cottolengo sarebbe facile a chiunque comprendere bene i valori autentici della vita, al di fuori di ogni esteriorità e di ogni abbandono incosciente all’esistenza di tutti i giorni».

Non sono poche le iniziative che prendono corpo in questo periodo e si offrono come opportunità per diffondere, oltre l’Associazione, la figura di Frassati che si presenta come valore aggiunto per tutti coloro che alla passione per la montagna possono unire un più ampio sguardo sulle bellezze della natura, sul rispetto del creato e ancor più sulla condivisione dell’amicizia e di ideali alti.

Frassati skiteam

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *