Settimana della Carità e Giornata Mondiale dei Poveri

Annuncio letto durante le celebrazioni liturgiche domenica 12 novembre 2017

A partire da oggi e  per tutta la  settimana si concentrano impegni e celebrazioni che richiamano fortemente alla carità. Domani 13 novembre ricorre la celebrazione del nostro Santo Patrono Diocesano Sant’Omobono,   straordinario esempio di carità, ed al quale è legata la proposta della Settimana della Carità.

Domenica prossima, 19 novembre si terrà la prima giornata mondiale dei Poveri  istituita da Papa Francesco  al termine del Giubileo della Misericordia.

Il Papa stesso ci indica come prepararsi e come vivere questa giornata chiedendo alle comunità cristiane, nella settimana precedente, di creare momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto.   Il Papa ci chiede di far seguire all’annuncio  l’autenticità di una testimonianza  “Figlioli non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti”.

Nel suo messaggio il Papa ci dice che “i poveri sono persone da incontrare, accogliere, amare. La povertà non è un’entità astratta ma ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro” .

Davanti a questi scenari il Papa ci chiede di non restare inerti e rassegnati ma di rispondere con una nuova visione della vita e della società.

Un appello alla necessità di perseguire il bene comune, nella comunione e nella condivisione.  E  per sottolinearlo usa le parole di San Giovanni Crisostomo “Se volete onorare il corpo di Cristo, non disdegnatelo quando è nudo, non onorate il Cristo eucaristico con i paramenti di seta, mentre fuori del tempio trascurate quest’altro Cristo che è afflitto dal freddo e dalla nudità”. Lo stesso Corpo di Cristo,  spezzato nella sacra liturgia , si lascia ritrovare  nei volti e nelle persone dei fratelli e delle sorelle più deboli.

Il nostro Vescovo Antonio nell’invitare ad un gesto di solidarietà nelle Parrocchie ci chiede di guardare all’interno delle nostre comunità  e di rispondere anzitutto alle situazioni di fragilità che vi sono presenti.

I poveri più vicini sono quelli che ci vivono accanto, che hanno perso il lavoro e non sanno come tirare avanti, che vivono con la paura dello sfratto o del taglio della corrente,  che non riescono a mettere insieme il denaro sufficiente per il cibo, le medicine, i vestiti, le bollette, che sono soli, che hanno problemi fisici, disagi esistenziali, difficoltà nelle relazioni.

Sono i nostri poveri, che non abbiamo scelto ma che appartengono alla nostra comunità. Certo, i poveri nella realtà non ci sono sempre simpatici. Non sono perfetti, commettono errori, a volte non sanno gestire il tempo e il denaro, vivono in modo disordinato.

Ma chi di noi può  dire “io questo povero non lo voglio aiutare perché non è come piace a me, fuma una sigaretta di troppo, va al bar una volta in più del necessario, ha un’auto invece di andare a piedi”? Chi di noi può stabilire come dev’essere un povero per essere degno del nostro aiuto?

Chi di noi può mettersi al posto di Dio e giudicare un altro fratello. Tutti nella vita qualche volta siamo caduti, abbiamo sbagliato. Ognuno di noi ha i propri pregi ma anche difetti e limiti.  Le povertà non sono esclusivamente economiche , hanno tanti nomi…

In questa settimana così densa di eventi, c’è un’altra ricorrenza che nella sua piccolezza dovrebbe essere però significativa per la nostra comunità: il quarto anniversario dell’istituzione della Caritas Parrocchiale.

In questi quattro anni abbiamo cercato di ascoltare questo grido, di accogliere e di accompagnare il dolore, la sofferenza, la mortificazione di queste persone, far sentire loro il respiro, la presenza della comunità. A volte ci è capitato anche di constatare e, se possibile correggere, anche la loro furbizia. Nel disagio esistenziale si fa strada anche l’istinto di sopravvivenza, allora ogni espediente può essere utile.

In questi quatto anni, fronteggiando i nostri limiti e sentendoci spesso inadeguati, abbiamo sostenuto 66 famiglie, 254 persone. Attualmente stiamo aiutando 34 famiglie e 121 persone. Molti di questi sono stranieri ma vi sono anche molti italiani, 49, quasi la metà pari al 41%. Anche questo dovrebbe essere motivo di riflessione.

Dietro questi dati hanno preso forma volti e sofferenze. Abbiamo toccato con mano, abbiamo acquisito una maggiore conoscenza della gravità e l’estensione di problemi e di situazioni di povertà.

Abbiamo anche maturato la consapevolezza che l’attenzione verso i nostri fratelli che sono maggiormente nel  bisogno, un’attenzione sostenuta da tante persone generose e di buon cuore, rappresenta un segno di speranza in questi tempi bui.

In questa settimana ci  viene chiesto un segno di carità con un contributo economico, ma questo per un cristiano non basta.

Occorre cercare uno stile di vita autentico che vada oltre le parole e si traduca nei fatti.

Occorre imparare a guardare i poveri con gli occhi stessi di Gesù, per poterli amare ed aiutare…, i poveri.

Occorre quindi superare quei luoghi comuni che generano distacco, indifferenza o disprezzo.

Occorre che, noi cristiani, ricordiamo sempre le parole di Gesù.

Gesù ha detto: “I poveri li avrete sempre con voi ….. e qualunque cosa avrete fatto a loro, l’avrete fatto a me!”

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