Iniziazione Cristiana – Materiale di Catechesi

Pubblichiamo documenti e materiale degli incontri di iniziazione cristiana per dare modo di rivedere e rielaborare gli argomenti trattati e perchè possano diventare patrimonio condiviso e produrre ulteriori elementi di riflessione

Seconda Elementare

1° incontro: 20 ottobre 2013

“La fede è un incontro”

Gesù con i bambini

tratto dal film Gesù di Nazareth è uno sceneggiato televisivo del 1977 diretto da Franco Zeffirelli.

“Io non mi chiamo Gesù. Io sono Gesù”

Un suggerimento, un video che vuole essere una metafora e che ci può offrire diversi spunti.

5 minuti, “Io non mi chiamo Gesù. Io sono Gesù.”

Un racconto che usa lo strumento del paradosso per aiutarci a collegare la nostra vita con Gesù e ci può orientare nel saper leggere e nel saper affrontare le nostre vicende dando loro un nuovo significato.

Forse non lo sappiamo, o non vogliamo ascoltarlo, ma Gesù ci chiama ogni giorno. E ci pone ogni giorno la stessa domanda che stiamo per porci, la domanda della nostra vita, sulla nostra vita, entro cui tutto il resto si colloca.

“Io non mi chiamo Gesù. Io sono Gesù”. Una ragazza decide di farla finita. Un uomo sostiene di essere Gesù e chiede di parlarle 5 minuti. E’ veramente Lui? Riuscirà a convincerla? Questo mediometraggio fortemente evangelistico girato interamente a Milano emozionerà anche chi, Gesù, lo conosce già.

Vincitore dei premi come miglior film, miglior film internazionale, miglior sceneggiatura, miglior integrazione biblica al “168 ore Film Festival” di Hollywood, Los Angeles (e nominato come miglior attrice e attore protagonista).

“Cristo alla Porta” dipinto di Antonio Marinetti (Giussano 1953)

Questo dipinto  è bastato al pittore Antonio Martinotti, recentemente scomparso, per descrivere un versetto del Libro dell’Apocalisse, là dove Gesù dice: “Io sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui e lui con me”. Gesù apre la porta, Lui la apre, ma non entra: si limita a guardare…

La mano di Gesù è già nella fessura, ma la porta resta socchiusa all’infinito fino a che non sia la nostra libertà a decidere di spalancarla. Spalancarla significa aprirgli il nostro cuore, confidargli le nostre fatiche e le nostre speranze.

Ma lo sguardo di Gesù ci interroga, oggi, come ogni giorno , e ci pone la domanda fondamentale, ascoltiamola. Nella parola nel vangelo ogni giorno ci parla e domande che apparentemente non ci riguardano sono per noi fondamentali come quelle del passo di vangelo che stiamo per ascoltare.

E lo stesso Gesù che ci suggerisce la risposta agli interrogativi  nascosti nel nostro cuore che spesso agitano ed inquietano il nostro vivere.  Per questo la risposta è prima di tutto personale, misurandoci con noi stessi, senza alibi,  poi nello spirito fraterno di condivisione ci confronteremo per cogliere e condividere insieme la profondità di questa domanda ed il bisogno di una risposta che ci accomuna. Una risposta che deve far  emergere quanto conti Cristo e la sua parola nella nostra vita, nella nostra quotidianità.

Marinetti Cristo alla porta

 Laboratorio: “Ma voi, chi dite che io sia?

Mt 16,13-15

 13 Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14 Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15 Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».

Risposte

1 Gruppo: Salvatore – Speranza – Maestro, guida – Amore

2 Gruppo: Maestro di vita – Guida, aiuto – Amico confidente – Luce nel buio 

Video musicale “Il Maestro” di Renato Zero

Questa bella canzone ci ricorda che nel cammino della Vita non siamo mai soli. In un mondo di falsi e cattivi maestri il vero Maestro, che è anche Padre e Fratello, crede fermamente in noi, nelle nostre possibilità. Con il suo aiuto e potremo giungere alla gioia di una vita ricca di senso,  una vita plasmata dall’Amore di Dio ricevuto e dall’Amore per il prossimo donato, una vita che può essere un vero capolavoro, perché noi siamo il suo Capolavoro.

Un maestro che ci parla attraverso la sua parola che viene proclamata ogni giorno, noi spesso siamo distratti ed ascoltiamo il vangelo un modo superficiale; una proposta ed una provocazione, leggiamo attentamente il vangelo della domenica., chiediamoci di volta in volta cosa ha da dirci, quali richiami, suggerimenti, domande ci pone; se ha a che fare con noi, se parla di noi e si interessa di noi. Spesso sarà scomodo ma saprà interrogare la nostra coscienza. Lui non è certo come quegli imbonitori che ci fanno un sacco di complimenti per il loro tornaconto. A loro noi non interessiamo. Per Gesù ognuno di noi conta molto, ed è sempre disponibile, se vogliamo sappiamo sempre dove trovarlo.

Seconda Elementare

2° incontro: 22 dicembre 2013

“L’incarnazione – E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”

La nascita di Gesù narrata ai bambini

E’ bello e giusto che la narrazione della natività venga presentata e trasmessa ai bambini attraverso immagini poetiche, con tutto il fascino a cui la vicenda si presta.

 

Per noi adulti è però necessario fare un passo avanti. Proprio questa poesia del Natale è stata fraintesa e strumentalizzata da questa società dei consumi che lo ha piegato alle sue logiche di mercato, svuotandolo, anzi ribaltando il suo significato, la sua essenza. Questo mito del regalo anziché donare, spesso toglie, relegando un valore grande, ad una sfera puramente materiale. Paradossalmente il primo spunto per questo tentativo di rilettura ce lo da un poeta: Salvatore Quasimodo:

Quasimodo_Natale

Quindi il primo invito è ascoltare il pianto del bambino. Un bambino che nasce, un bambino è una creatura fragile indifesa, che dipende da tutti. Eppure questo bambino che viene in mezzo a noi è il figlio di Dio, è Dio.

 

Ma le circostanze usate per venire in mezzo a noi, smentiscono clamorosamente le logiche di questo mondo, logiche di potere, di possesso, di conflitto.

 

Partendo dall’annunciazione, sulla quale ci siamo già soffermati, Dio si serve di una esclusa; una donna Maria vergine, al tempo stesso incinta e promessa in sposa a Giuseppe.   Per donne come questa era prevista la lapidazione. E Giuseppe che fa? Decide di trasgredire la legge mosaica: non consegna Maria alla giustizia. Si assume l’onere di una paternità non sua. E poi chi lo sa se Maria e Giuseppe hanno fatto in tempo a registrarsi al censimento indetto da Cesare Augusto, visto che mentre erano in viaggio si compirono per lei i giorni del parto e diede alla luce il suo figlio?! (Lc. 2,1-6) Quindi potremmo anche trovarci di fronte ad una “famiglia clandestina” con un figlio “invisibile” senza cittadinanza.

 

Una volta nato, Gesù dove viene adagiato? In una mangiatoia (Lc. 2,7). Maria e Giuseppe non potevano scegliere un posto più immorale di questo! Infatti per la Legge  il bambino restava contaminato dagli animali ritenuti impuri dalla Legge (Lv. 11, 26) e, quindi, impossibilitato a relazionarsi con Dio!

 

E gli angeli a chi destinano il primo annuncio della nascita? Ai pastori. Sì, proprio a dei pastori: a loro che non erano nessuno nella società, a loro che tutti ritenevano essere rozzi e pezzenti, a loro che non avevano la stima ed il rispetto dalla gente, a loro che erano rifiutati socialmente.

 

E alla grotta arrivano anche i Magi; personaggi mitici stravaganti che da lontano, seguendo una stella, raggiungono Gerusalemme. Scusate: ma noi crediamo a sconosciute persone straniere che parlano pure male la nostra lingua e dicono di essere approdati in Italia seguendo il miraggio di un futuro migliore e una speranza per il domani?

 

 Un Dio scomodo per noi quindi. Per noi il viaggio è molto più lungo di quello dei pastori ai quali è bastata una mezz’ora per giungere alla capanna. Dobbiamo scalare il monte di una civiltà che, pur qualificandosi cristiana, stenta a trovare la strada di Betlemme.

 

Dobbiamo abbandonare i recinti di tante sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di complessi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste.

Gli “auguri scomodi” di Don Tonino Bello

 

In questo cammino ci aiuta con i suoi Auguri Scomodi Don Tonino Bello, profeta del nostro tempo, spesso inascoltato. La sua viva voce interpella la nostra coscienza, la nostra umanità, il nostro proclamarci cristiani.

 

Entriamo ora in profondità nel cuore del Natale: il mistero dell’incarnazione. “Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. E di nuovo è scandalo. Un punto di rottura con l’antica legge. Dio rimane nascosto. “Avvolto nella nube ti ho dato risposta”, dice il  Salmo 80. “Egli è nei cieli, in dimensioni di vita che noi non raggiungiamo, non tocchiamo, non sperimentiamo. Eppure abbiamo il desiderio di “vederlo”: “Mostraci il tuo volto. Non nascondermi il tuo volto!”  Salmo 27,8.

 

Ed ecco la sconvolgente notizia: Il Signore, il cui volto non si poteva vedere senza morire, e il cui nome gli ebrei non volevano nemmeno pronunciare, si è fatto carne nel grembo di una donna, diventando un uomo. Tutto questo presuppone un cammino: la parola Avvento deriva dal latino e significa “venire verso di noi”. E’ Dio che viene verso di noi, che fa irruzione nella storia, venendo in mezzo a noi, diventando uno di noi, condividendo la nostra esperienza umana. Tutto questo ci svela che il Natale non è solo una rivelazione su Dio, ma anche sull’uomo e sull’umanità!

 

 Dobbiamo prenderci cura di noi e dei nostri fratelli, perché questa carne e questa umanità è stata scelta da Dio fin dall’eternità per essere il luogo della sua rivelazione. Non solo la nostra umanità esce dalle sue mani, ma diventa le sue mani che proseguono e portano a compimento l’opera della creazione. Quindi attraverso l’incarnazione Dio viene in mezzo a noi per coinvolgerci e renderci partecipi del suo progetto di salvezza per l’umanità. Anche noi dobbiamo prepararci a questo incontro, quando qualcuno viene a casa nostra a farci visita dobbiamo accoglierlo in modo adeguato.

Laboratorio:

Ora vi sottoponiamo tre letture che penetrano il mistero da diverse angolature, ci dividiamo in tre gruppi,  ciascuno affronterà una lettura. Sono letture che possono sembrare difficili e costano fatica, ma è uno sforzo che vale la pena fare perché ci aiutano a comprendere la parola ed il disegno di Dio per l’Uomo.

 

Partiamo con il prologo del Vangelo di Giovanni che viene letto il giorno di Natale. E’ una lettura che arriva al cuore del mistero dell’incarnazione; del Dio che si fa uomo. Questa incarnazione racchiude anche il Verbo: la parola di Dio.

La seconda lettura è tratta dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi, Paolo ci ricorda che la nascita di Gesù è un dono d’amore di Dio per l’uomo, un dono che raggiunge il suo culmine nel mistero pasquale.

Terza lettura è Incarnazione ed umanità  tratta da Mistero del Natale di Edith Stein,  Teresa Benedetta della Croce, religiosa e filosofa tedesca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze morta nel campo di concentramento di Auschwitz. Edith Stein ci vuol far comprendere come la venuta di Dio ci impone una scelta, se camminare con Lui, oppure rifiutarlo.

Letture_1

Risposte: 
1 Lettura: Inizio del progetto di Dio per l’uomo – Prova ulteriore dell’esistenza di Dio – Ispirata da Dio 

2 Lettura: Nel Natale è concepita la Pasqua – Nonostante la sua potenza Dio si è abbassato – Dio si mette al servizio dell’uomo

 3 Lettura: Luce: fede e Speranza; Tenebre: società egoista – Natale: accogliere la luce; pochi hanno il coraggio di accoglierla

Video “Natale, un nuovo e peculiare incontro con Dio”

 

Vogliamo chiudere l’incontro con un video che sintetizza con semplicità un mistero così grande anche attraverso le immagini della venuta del Salvatore che ci ha regalato l’arte.

 

Seconda Elementare

 3° incontro: 16 febbraio 2014

Lo sguardo di Gesù verso i più piccoli: “chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio accoglie me”

La comprensione della realtà, dei problemi e delle relazioni è concepita come un enorme bagaglio di conoscenze e nozioni patrimonio di pochi esperti che a noi comuni mortali non è dato di possedere. A complicarci ulteriormente la vita questo nostro mondo è diventato sempre più complesso e specializzato, ogni sapere ed organizzazione sociale è chiusa in se stessa contrapponendosi e non dialogando con gli altri contesti.

La strada che ci indica Gesù è diametralmente opposta è quella della semplicità, dell’umiltà, solo attraverso di esse possiamo giungere alla verità.

 Un piccolo esempio è rappresentato dalla canzone che vi proponiamo: I Bambini fanno ooh di Povia che penso voi tutti conoscete visto il clamoroso successo che ha avuto nel 2005 quando è stata presentata al Festival di San Remo.

Ci troviamo davanti un modo scanzonato di provocarci, uno scioglilingua, un gioco di vocali. “basta la vocale” questo ooh che contiene molto, contiene tutto quello che il mondo degli adulti ha scartato e si è lasciato alle spalle: perché non so più fare ooh. Questo ooh ci comunica quel senso di stupore che hanno i bambini, e che forse dobbiamo un po’ recuperare per capire cos’è veramente l’Amore, per capire e riscoprire la bellezza delle cose semplici.

Dobbiamo soprattutto recuperate in un mondo di oggetti, di rincorsa al consumo, al dato per scontato, al dove tutto si può comprare, il significato del dono, che non è fatto semplicemente di cose, ma di persone, di relazioni. Se pensiamo a questo anche questa piccola canzone si fa preghiera e nasconde qualcosa di grande, qualcosa che da senso al nostro vivere.

 

Fa’, o Signore, che non perda mai il senso di ciò che è sorprendente.

Concedimi il dono dello stupore! 

Donami occhi rispettosi del tuo creato,

occhi attenti, occhi riconoscenti.

Signore, insegnami a fermarmi:

l’anima vive di pause;

Hai lasciato le tue impronte digitali:

fa’ che sappia vederle

nei puntini delle coccinelle

nel brillìo delle stelle.

Tutto è tempio

tutto è altare!

 

Il brano ci ha aiutato ad entrare nel cuore del tema di questo incontro che trova il suo culmine nella parola di Dio che leggeremo e su cui ci soffermeremo. Gesù accoglie e difende la vita dei piccoli, anzi si identifica nei piccoli e ci chiede di riconoscerlo attraverso di essi.

 In nome della legge di Dio, mal interpretata dalle autorità religiose, molte persone buone erano escluse. Invece di accogliere gli esclusi, la legge era usata per legittimare l’esclusione. Nei vangeli, l’espressione “piccoli a volte indica “i bambini”, altre volte indica i settori esclusi della società. Non è facile discernere. 

 Agli stessi discepoli Gesù aveva detto: «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio» (Marco 4,11). A causa del regno di Dio, hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Cercano la presenza di Dio, vogliono far parte del suo regno. Ed ecco che Gesù li avverte che respingendo i bambini, stanno per chiudere davanti a loro la sola porta d’ingresso a quel regno di Dio tanto desiderato!

Dobbiamo recuperare anche noi il gusto della semplicità evangelica per cogliere la bellezza del dono che Dio ha fatto all’umanità; il suo Figlio unigenito. ”Dio infatti”, dice Papa Francesco, “comunica la sua tenerezza ai piccoli e ai deboli”. Sono essi checi insegnano la bellezza dello stupore.

 Ma che significa «accogliere il regno di Dio come un bambino»? La parola di Dio ci guida e ci illumina nel dare una risposta che è essenziale per la nostra vita.

Laboratorio:

Dal Vangelo secondo Marco

Lasciate che i bambini vengano a me

Quando i bambini si avvicinano a Gesù per chiedere la sua benedizione, gli apostoli si infastidiscono e vogliono allontanarli. Secondo le norme dell’epoca, sia le madri che i bambini piccoli, vivevano tutti praticamente in uno stato di impurità legale. Toccare voleva dire contrarre impurità! Ma Gesù corregge i discepoli, ed accoglie le madri ed i bambini. E li abbraccia. “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite!”

Marco 10:13-16

13 Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. 14 Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 15 In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». 16 E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

Dal Vangelo secondo Matteo

Chi è il più grande?

Gesù chiede che i discepoli diventino come bambini ed accettino il Regno come bambini. Altrimenti non possono entrare. Lui indica che i bambini sono i professori dell’adulto! Gesù ci chiede un ribaltamento della logica del mondo. 

Matteo 18,1-51

In quel momento, i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» 2 Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3 «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4 Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. 5 E chiunque accoglie un bambino come questo nel nome mio, accoglie me.

Dal Vangelo secondo Matteo

Il giudizio finale

Matteo è l’unico evangelista che presenta la scena del giudizio finale.

Coloro che accolgono gli esclusi sono chiamati “giusti”. Ciò significa che la giustizia del Regno non si raggiunge osservando norme e prescrizioni, bensì accogliendo i bisognosi. E’ curioso che i giusti non sappiano nemmeno loro quando hanno accolto Gesù bisognoso. E’ Gesù stesso a chiarire questo aspetto, identificandosi nel povero, nel piccolo, nell’ultimo.

 Matteo 25,31-40

 31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

Risposte: 
1 Lettura: Gesù vuole accanto a sè i bambini perchè semplici, sinceri e senza pregiudizi – Dobbiamo tornare come loro per essere più vicini a Dio

2 Lettura: Gli adulti hanno una prospettiva diversa rispetto ai bambini. Quale patrimonio dobbiamo trasmettere loro: la sicurezza economica oppure i valori ed i significati necessari per la loro vita?

 3 Lettura: Identificazione del bambino con l’ultimo. E’ un messaggio estremamente attuale. Lo stesso Gesù nella sua vita terrena ha vestito questi panni, si è fatto piccolo.

Guarda alcuni spunti di riflessione: Come Bambini

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Preghiera

Ti diciamo grazie, Padre,

perché ogni giorno

Ti riveli nel nostro bambino.

Tu non Ti stanchi di parlarci

e dirci cose semplici e grandi.

 

Donaci, Signore,

di prenderci il tempo

per ascoltare nostro figlio.

Rendi il nostro cuore

capace di stupirsi ogni giorno.

 

Che le parole del nostro bambino

non siano portate via dal vento.

Seconda Elementare

4° incontro: 6 aprile 2014

“VERSO LA PASQUA – Culmine della fede cristiana”

BREVE VIDEO SULL’ULTIMA CENA DI GESU’

Ci manteniamo nel solco del filo conduttore dell’ultima cena con una lettura diversa, profonda ed al tempo stesso cruda che in modo eclatante ci mostra fino dove ha condotto l’amore di Cristo per noi, quale il prezzo pagato. Questa accentatura estremamente forzata ha radicalmente diviso la critica estremizzandone le valutazioni tra enfatici sostenitori ed accaniti detrattori.

Vi proponiamo un breve passaggio del film di Mel Gibson “La Passione di Cristo”.

Il film da una chiave di lettura che si discosta molto da quelle canoniche proposte dal filone classico  di stampo romantico di cui il Gesù di Zeffirelli è la maggiore rappresentazione. Viceversa la via scelta da Mel Gibson per raccontare le ultime ore della vita di Gesù Cristo è quella del realismo. In effetti La Passione di Cristo racconta il martirio di Gesù ponendo al centro la sua tribolazione, proprio dal punto di vista fisico e, complici numerosi ed insistiti primi piani sul suo viso ed il suo corpo, lo spettatore si ritrova a percepirne lo strazio ed il dolore come fosse egli stesso a subirlo, anzichè soltanto ad assistervi nella finzione scenica.

La specifica prospettiva del regista è manifestata già all’inizio del film con la citazione di un passo emblematico del profeta Isaia:”Molti si stupirono di lui tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto… Eppure si é caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori… Era come un agnello condotto al macello” (cfr. Is 54) Nel motivare la scelta fondamentale di incentrare il film sulla violenza verso Gesù il regista si è così espresso: “Quello che mi ha sempre colpito della Passione -ammette Mel Gibson- é stata la capacità di Gesù Cristo, diventato uomo, di sottoporsi a una sofferenza indicibile per amore dell’umanità.

Il centro del film è proprio l’ultima cena, la parte che vi proponiamo. Durante l’eucarestia la frase simbolo recita ‘Ecco il corpo di Cristo, prendete e mangiatene tutti per la nuova ed eterna alleanza ed allo stesso modo il vino come simbolo del suo sangue. Difatti lo spettatore si ritrova con la sensazione di essere diventato parte di quel corpo e di quel sangue. La voluta insistenza sui minimi particolari, gli spasmi per il tormento della carne, di solito sfumati, sono qui resi invece con un realismo impressionante.

Nello spezzone che vedrete i continui rimandi tra le immagini del corpo di Cristo piagato sulla croce con quelle dell’Ultima Cena ribadiscono il mistero dell’Eucarestia. Questa insistenza sul  parallelo fra ultima cena e crocifissione ci fa comprendere chiaramente il significato del dono di sé e del suo lascito attraverso l’eucarestia. L’intensità delle sequenze è accentuata dal ricorso all’aramaico, la lingua parlata da Gesù, è impressionante l’intensità con cui vengono pronunciate, tutto questo ci trascina e ci fa vivere direttamente l’evento.

 Di seguito vi proponiamo il video musicale: “il più grande spettacolo dopo il big bang” di Jovannotti.

Molti libri vengono scritti sull’amore e alcuni li leggono. Ma anche molte canzoni vengono cantate sullo stesso argomento e ancora più persone le ascoltano. Spesso si cantano frasi banali e allora non vale neanche la pena di stare a parlarne. Ma non è raro che gli autori mettano in musica delle espressioni talmente semplici, e nello stesso tempo profonde, che il loro valore riesca a travalicare la moda di una stagione. E’ il caso di questa canzone di Jovanotti.

A volte andiamo a cercare le più grandi meraviglie del mondo perché abbiamo bisogno di sensazioni magiche che ci tolgono dalla noia della quotidianità. E invece

Il più grande spettacolo dopo il big bang

Siamo noi … io e te!

Magari non ci pare perché siamo sposati da una tanti  d’anni e nostro marito, nostra moglie ci sembra sempre lo stesso, anzi a volte peggio. Siamo coppia da tanto tempo e forse è vero che col tempo anche le cose migliori si ammantano di una polvere grigia.

Invece Jovanotti ci ricorda che, dopo la creazione, l’idea più geniale che Dio ha avuto è stato mettere insieme un uomo e una donna, che non si conoscevano, nemmeno parenti e invece adesso, nel bene e nel male, sono attaccati come con il vinavil.

                    Siamo noi … io e te!

Gente che da fuori sembra normale e invece è il più grande spettacolo che ci sia al mondo.

                    Altro che il luna park, altro che il cinema,

                    altro che argento e oro,

Che cosa potevamo desiderare di più? Che cosa vorremmo oggi contemplare di meglio? Allora non stiamo a fare i pignoli e a rimproverarci a vicenda per delle stupidaggini. Guardiamo l’universo e quello siamo noi. Certo, prima doveva scoppiare il big bang, altrimenti neppure noi saremmo adesso qui a raccontare come è bello per noi stare al mondo. Però dopo, subito dopo, di tutta la natura, di tutto quello che c’è il più grande spettacolo siamo noi.

Non ci credete? Eppure è vero.

Questa consapevolezza ci fa fare grandi cose, tutte quelle che non sapremmo fare da noi soli. Anche il video ci aiuta a calarci in questa dimensione esprimendo questa gioia, questa convinzione unendo al ritmo incalzante della musica, una veloce sequenza  delle immagini in cui a farla da padrone è la luce.

 Voi mi direte: cosa c’entrano tra loro questi due video?

Tutto si condensa in una sola parola: amore, dono supremo di Cristo nell’ultima cena che viene riversato sull’uomo e che chiede all’uomo la risposta. E il dono più bello di questo amore è quello per la persona che ci vive accanto. Le letture che seguiranno ci aiuteranno ad andare in profondità nello scoprire questa relazione.

Laboratorio

Dal Vangelo secondo Luca

Il banchetto pasquale

Siamo a Gerusalemme, questo giorno verrà chiamato da tutte le generazioni cristiane giovedì santo.

I dodici apostoli del Nazareno si trovano riuniti assieme per il banchetto pasquale. Sono ospiti nella casa di una delle famiglie più abbienti di Gerusalemme. La maggior parte degli studiosi pensano all’abitazione della famiglia o di qualche parente dell’evangelista Marco, perché questa casa, dopo la morte di Cristo, fu trasformata in luogo abituale di riunioni per i cristiani di Gerusalemme (cf. At 1, 13. 2, 1-2).

Nel cenacolo si respira un’aria di solennità e insieme di tristezza. Celebrano una festa, dovrebbe regnare l’allegria, ma le parole di Gesù creano sconcerto, smarrimento; i discepoli sono sgomenti, il cuore pulsa forte in gola; il Maestro dice che uno lo sta tradendo.

Ad un certo punto, «dopo aver cenato» (Lc 22, 20),  Gesù coglie i suoi di sorpresa, li prende tutti in contropiede. Nessuno se l’aspettava che proprio in quell’ora si realizzasse la grande promessa fatta molto tempo prima nella sinagoga di Cafarnao: «Non Mosé vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo» (Gv 6, 32-33)

Non esiste amore più grande di questo, donazione più radicale: Gesù Cristo si abbandona completamente all’uomo, si lascia possedere totalmente, dà il suo corpo da mangiare, il suo sangue da bere «per la vita del mondo» (Gv 6,51)

 Luca 22, 14-16

Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio».

Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini

Morale domestica

Questa lettera scritta da Paolo alla Chiesa di Efeso ha come tema fondamentale il piano divino che chiama tutti- giudei e pagani -alla salvezza mediante l’adesione alla Chiesa (corpo) di cui Cristo è il capo.

Ad un certo punto, nella lettera, vengono ricordati non solo i rapporti di coerenza personale, ma anche alcuni dei rapporti fondamentali che ogni persona ha con altri, a cominciare dalla coppia (5,22-33).

Il testo sulla coppia è stato spesso frainteso e definito maschilista. Quel che non si è tenuto presente è che Paolo deve affrontare la problematica della donna in un contesto culturale dove la donna è sottomessa.

In pratica Paolo dice che le modalità di relazione tra marito e moglie  devono essere trasformate in attenzione, valore, accoglienza e amore.  L’uomo deve accettare di essere disponibile ad un amore che difende, che purifica, che rende bella e libera la sposa. Egli la ama fino a dare la vita per lei. Il matrimonio diventa immagine dell’alleanza tra Dio e il suo popolo.

 Efesini 5,25-33

Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunchè di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.

Introduzione al laboratorio

 Le due letture sembrano narrare vicende e trattare argomenti apparentemente distanti e separati tra loro. Ma basta abbozzare, tra i molti possibili, solo un paio di  termini: “dono”  e “alleanza” per comprendere come siano tra loro intimamente legati. D’altro canto l’accostamento tra matrimonio e chiesa fatto dall’apostolo Paolo è illuminante per svelare e rivelare il mistero del sacramento del matrimonio alla luce del mistero eucaristico, facendoli diventare un tuttuno.

Vi chiediamo di riflettere su ogni singolo brano, commentandolo separatamente,  per poi metterli in relazione tra loro e cogliere quali elementi e quale significato li accomuni,

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