Commento di Padre Gianni al Vangelo di Ognissanti: “Le Beatitudini”

1 Novembre Tutti i Santi

Matteo 5, 1-12  

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:


3“Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

le-beatitudini-gesu-divino-maestro

            Quando ci avviciniamo a un brano evangelico come quello di oggi, l’atteggiamento che sarebbe bello assumere è l’atteggiamento della contemplazione e del silenzio.

Le otto beatitudini sono un roseto fiorito che non possiamo rovinare coi nostri commenti e con le nostre esigenze morali, con la nostra mania di voler sapere quello che dobbiamo fare e a chi, queste beatitudini, si riferiscono.

Un roseto sbocciato va contemplato e odorato. Solo così la bellezza entra in noi e diventa parte della nostra esistenza. Nella contemplazione della bellezza e nell’odorare questo profumo il nostro cuore riceve nutrimento e le nostre mani si muovono secondo Dio e i nostri piedi camminano nella verità.

         Contemplare e odorare è quello che fa Gesù. Contemplare e odorare non è una fuga dalla vita e dalla realtà, ma è un modo amante e vero di incarnarsi nella realtà, un modo profondamente umano, ma che l’umano continuamente dimentica.

“Gesù vedendo le folle”, così comincia il brano evangelico di oggi. Gesù vede le folle, contempla la realtà e guardando e contemplando la vita, non certo fuggendola, nasce in Lui la bellezza delle beatitudini, questo roseto fiorito che cambia la vita e il nostro modo di avvicinarci alla vita.

         Vedendo le folle: le beatitudini nascono dal rapporto profondo che Gesù aveva con la realtà cruda della gente. Quella stessa gente che Gesù non dimentica, ma conduce sul monte.

Gesù guarda le folle e con loro sale sul monte. È uno degli atti di misericordia più belli che troviamo nel Vangelo: Gesù che vede le folle e le conduce in alto. Gesù sale sul monte e porta con sé la realtà, le folle, l’umanità ferita.

Portando le folle sul monte Gesù illumina come sole che sorge dall’alto la realtà, non la nega e neppure la ottimizza, semplicemente la illumina sul monte e illuminandola la beatifica.

image4.adapt_.960.high_

La realtà è essenziale alle beatitudini. Senza la carenza, senza i poveri, che ci sono e non hanno bisogno di essere inventati, senza i contrasti nei quali i miti possono rivelarsi,  senza la sofferenza dei sofferenti, senza le ingiustizie che rendono i giusti veramente affamati e assetati di ingiustizia, in altri termini senza la vita e la realtà di vita così come si presenta a noi, il Vangelo delle beatitudini non ha senso.

         Le beatitudini scattano quando l’uomo che osserva la realtà, che vede le folle, che si lascia toccare dalle miserie, si mette in cammino e suda per salire verso l’alto portando dentro di sé la realtà, cioè la vita, portandola in alto con sé.

Senza tale salita e tale tensione la povertà rimane penuria, la sofferenza solo dolore, l’ingiustizia una semplice sconfitta che ci fa gridare dal dolore e dallo scandalo, la guerra solo violenza.

Salendo sul monte la realtà, che non dimentichiamo e che portiamo in noi, può diventare beatitudine.

         Ma manca ancora un gesto: “e messosi a sedere”. La realtà cruda di tutti i giorni ha bisogno di essere seduta. La realtà cruda in noi crea rabbia e ribrezzo, bisogno di vendetta e senso di sconfitta. Tante volte a partire da questi sentimenti noi parliamo, noi predichiamo, noi pontifichiamo, noi iniziamo delle guerre. A partire da questi sentimenti non trascesi e men che meno seduti, noi sminuiamo le beatitudini e le rendiamo nulle.

Beatitudini 7

Sedendoci su di un sasso della montagna scalata con nel cuore la folla che abbiamo visto e che continuiamo a vedere portandola con noi, noi cominciamo a rendere beata la vita e la storia. Noi compiamo un atto di fede, che è l’atto di fede dei santi. La santità che non è privilegio di pochi, ma di tutti. La santità che non è roba da superuomini, questa roba la lasciamo ai films americani. La santità che è essere amici di Dio perché da Lui chiamati e benedetti, ci spinge a sederci per non perderci in chiacchiere futili che diventano troppo facilmente dicerie, rabbia, protesta, violenza, maldicenza.

Sedersi e portare con sé il destino del mondo significa lasciare che la storia pulluli nel nostro cuore con tutte le sue contraddizioni e ingiustizie, povertà e violenze. Lasciare che la realtà pulluli in noi saliti sul monte, significa non dimenticarla ma aprire il nostro cuore all’incontro tra la pianura e la montagna, tra la realtà e l’idealità, tra la folla e la vita. Da questo incontro nascono le beatitudini che noi, seduti sul monte, possiamo odorare come roseto fiorito.

E più lo odoriamo e più scopriamo la bellezza della vita che alberga nel profondo del cuore della folla che ci sembra, in apparenza, solo un insieme di cose che non vanno e di speranze ormai spezzate. Più odoriamo e contempliamo e più scopriamo la via della libertà dalla schiavitù delle nostre incongruenze e delle nostre chiusure.

Così la sofferenza e la gioia, la negatività e la positività, il peccato e la grazia, diventano una cosa sola, beatitudine appunto.

Forse questo mettersi a sedere è il passaggio di cui la chiesa ha più bisogno al giorno d’oggi, ma con lei anche la nostra società. Siamo sempre troppo tentati di salire sul monte e cominciare a parlare per dimenticare la realtà e per esorcizzarla e per inventarci formule magiche per uscire dalle nostre crisi.

         Oggi vediamo, saliamo e contempliamo e la beatitudine della realtà sboccerà in noi come roseto fiorito.

Scheggia: Seduti guardiamo la realtà della vita che dà sull’altrove che beatamente sboccia in Dio!

Il Commento di Padre  Gianni in formato PDF

Mt 5 1-12

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *